Più che dal Covid-19, il Paese si ritrova messo in ginocchio dalle sue vere ‘patologie’ di fondo: una classe politica inetta e confusionaria; un sistema fiscale iniquo e pesante; una cronica mancanza di criteri meritocratici e di effettiva selettività in quasi tutti gli ambienti professionali
In questi giorni di quarantena, il mondo è cambiato. Nessuno della nostra generazione, ma nemmeno di quella dei nostri genitori, aveva mai vissuto nulla di simile. Per risalire a racconti di scenari assimilabili a quelli che stiamo vivendo in questi giorni, bisogna interpellare i nonni, che hanno vissuto i tempi della guerra. Ma allora, per lo meno, il nemico era evidente. Sappiamo che il problema di questo virus non è la sua letalità, ma i danni che esso arreca alle nostre strutture sanitarie, perché diffondendosi in maniera esponenziale porta al collasso il sistema delle terapie intensive, previste, in genere, per una trentina di casi gravi e non di più. Per questo motivo, dobbiamo impegnarci tutti a limitare il contagio. Che il nostro sistema sanitario nazionale fosse al limite, non lo scopriamo oggi; che gli ospedali siano pieni di barelle nei corridoi; che vi fosse un’assistenza insufficiente, nonostante la grande abnegazione di molti operatori, specie quelli che lavorano nei ‘Pronto soccorso', che sono dei veri e propri eroi, non è, in fondo, una notizia. Lo sa chiunque abbia avuto la sventura, per motivi personali o di primi congiunti, di avvicinarsi a un istituto ospedaliero qualsiasi. Ma al netto di questo, stando ai dati numerici dell’Istituto superiore di Sanità (https://youtu.be/tA1z5ah9w7s) abbiamo 10 mila contagi accertati, con un tasso di mortalità del 3,5%. Ossia, 350 decessi col (e non ‘di’...) Covid-19, contro una media annuale di 10 mila morti per virus stagionali. Numeri che non giustificherebbero un blocco quasi totale del Paese. Stessa cosa dicasi per le carceri: un sistema fatiscente, con uno Stato che non ha mai fatto fronte alla gestione del problema in modo adeguato. Insomma, il nostro è un sistema al 'collasso' già da tempo. E questo virus non ha fatto altro che rendere la questione ancor più palese. Elenchiamo ora, qui di seguito, quelle che noi riteniamo essere una serie di 'concause' di tutto ciò.
L’inettitudine della nostra classe politica
Inutile che ci giriamo attorno: la nostra classe politica appare, oggi, appiattita e massificata. Non riconosce i meriti dei singoli cittadini, laddove ve ne sono. E non seleziona la propria classe dirigente. Esistono, nelle varie formazioni politiche, persone che studiano i problemi e che lavorano, pur risultando degli esponenti di ‘medio livello’. Ovviamente, queste persone meritano di proseguire il loro ‘cursus honorum’, ma a fianco di queste ve ne sarebbero altre ben al di sopra della media, che tuttavia non vengono quasi mai riconosciute per tempo come tali. Anche altri ‘ambienti’ (il mondo calcio, per esempio) hanno a che fare con questo ‘virus’. Ma in politica, la ‘patologia’ si è ormai cronicizzata, degenerando in una confusione che ha portato alla 'ribalta' una serie di personaggi assolutamente inadeguati, che dovrebbero occuparsi di ben altro nella vita, spesso amati più per i loro difetti che per meriti o pregi effettivi. Addirittura, spesso capita il paradosso di persone che, raggiunti gli obiettivi loro richiesti, vengono messe ai margini: una sorta di strana 'selezione alla rovescia'. Insomma, manca ormai totalmente una qualsiasi forma di selettività. Una condizione che finisce col punire professionalità e competenza. Più che pensare di riformare la Costituzione, i nostri attuali Partiti politici dovrebbero occuparsi innanzitutto di se stessi e del proprio personale politico, sempre più di scarsissimo livello.
Le nostre tasse
Nonostante un’imposizione fiscale che ci vede ormai primi in Europa, le tasse che paghiamo non vengono investite per il bene comune, perché diversamente ospedali, carceri, ponti e scuole sarebbero in condizioni assai diverse.
Autismo sociale e classismo tribale
Abbiamo una forte capacità di chiacchiera e di 'lamentela da bar', ma poi permettiamo che ci venga fatto un po’ di tutto, perché il concetto di ‘sovranità’ che abbiamo in testa è parziale e distorto. Il secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione, infatti, recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Noi, invece, rivendichiamo una sovranità demagogica, senza aver mai compreso il vero significato giuridico di tale principio, rimanendo ancorati a una visione ‘anarcoide’ o ‘superomista’, a seconda dei casi, di questa norma costituzionale.
Conclusioni
Quel che è certo è che quella ‘decrescita felice’, tanto cara al M5S, è ormai definitivamente in atto, perché morirà più gente di fame che di Covid-19. E cosa ci sia di 'felice' in tutto questo, proprio non si sa. Personalmente, sono giorni interi che passo il tempo a parlare con imprenditori terrorizzati da quelle che possono essere le conseguenze, sull’economia reale, di una quarantena prolungata. Perché anche il ‘contagio economico’ non è facilmente arrestabile. E senza una manovra liberale, tutto ciò che il mondo del lavoro, quello sano, che produce davvero senza sponde politiche o altre connivenze, ha costruito in questi anni è destinato a perire sotto le macerie di una politica che ha sempre più i connotati della malafede strumentale. Se non si decide nemmeno di fermare la Borsa alla vigilia di un crollo che, in effetti, si è già verificato, è evidente che c’è malafede, perché c’è chi lavora per degli interessi speculativi o ‘lobbies’ ben precise, al fine di far ‘passare di mano’ le industrie o le imprese strategiche. Noi non vogliamo giungere a conclusioni radicali, in un momento assai difficile per il Paese. Tuttavia, di una politica del genere, di destra o di sinistra che sia, possiamo farne volentieri a meno.