È paradossale che non ci si accorga, in Italia, di come si stiano materializzando le disperate profezie ‘pasoliniane’ che paventavano il rischio di un vero e proprio genocidio culturale. Ed è ancor più paradossale osservare quanto gli italiani non si rendano conto che la colpa di tutto ciò sia addebitabile anche, se non soprattutto, a loro stessi, alla propria mentalità parassitaria e delegante, in una parola: irresponsabile. E’ indubbiamente vero che la perdita dei valori sociali sia avvenuta per mezzo della televisione, la quale ha spinto ognuno di noi verso l’edonismo omologativo. Tuttavia, anche la tolleranza professata a sinistra è una derivazione falsa del principio di solidarietà, poiché i problemi vengono comunque affrontati con piglio propagandistico e non sotto il profilo di una riqualificazione dell’istruzione pubblica in grado di sfociare in una riscoperta della professionalità, persino di quella capitalistico-imprenditoriale. Se non verranno forniti strumenti validi e innovativi è assai difficile che un nuovo Einstain o una nuova Levi Montalcini emergano da un contesto socioculturale totalmente devastato, che premia esclusivamente la preparazione mnemonica rinunciando a ogni forma di effettivo nutrimento culturale. Dunque, già da vari decenni, i nostri giovani vengono posti di fronte a un’unica scelta: adeguarsi a una formazione che non servirà loro a nulla e che li condurrà direttamente verso l’afasia, o abbandonare questo Paese.