In un mondo che tutti i giorni ci propone modelli negativi e storie macabre sembra manifestarsi voglia di riscatto, come se la dipartita di un uomo buono avesse al suo interno una bontà intrinseca
E più facile riconoscere la bontà che definirla. A volte, succede di incontrare una persona per la prima volta e riconoscerla subito come ‘buona’, quasi ci fosse in essa una luminosità invisibile, che solo la nostra anima riesce a percepire. È questa l’impressione che fece a me il primo incontro con Fabrizio Frizzi, alcuni anni fa. Eravamo in ascensore, in via Teulada, a Roma. Io stavo salendo e lui entrò in una fermata. Mi sorrise presentandosi e chiedendo a quale piano andavo. Ripeto: si presentò. Uno dei volti noti della tv italiana che non dava per scontato che tutti sappessero chi fosse. Già questo la dice lunga, direi.
E’ una gioia senza pecche scoprire un ragazzo con un'anima pura. Sono anime che somigliano ai primi libri dei bambini: contengono poche parole e sono piene di colori. Così mi è sembrato lui, fin da subito. E vedere l’afflato delle persone in questi giorni ha confermato questa mia impressione. Roma ieri era tutta coinvolta nelle esequie dell’uomo buono. Quasi che andando a omaggiare lui, si cercasse un’indulgenza verso i propri peccati personali, più o meno veniali. Ché se io sono capace di “vedere nell’altro da me” la bontà, qualcosa di buono avrò anche io, no? Eppure, questo mondo che tutti i giorni ci propone modelli negativi e storie macabre sembra manifestare voglia di riscatto. Quasi come se la dipartita di un uomo buono avesse al suo interno una bontà intrinseca. Perché il profumo dei fiori si diffonde solo nella direzione del vento, ma la bontà di una persona si diffonde in tutte le direzioni.