Secondo il cantautore marchigiano, la fantasia dei bambini dev’essere libera di esprimersi secondo i modelli educativi 'montessoriani' e 'steineriani' con uno sguardo particolare alla poetica laica e democratica di Gianni Rodari
Gianluca Lalli non è un cantautore come tanti altri. La sua vena poetica e la sua sensibilità sono decisamente particolari, poiché riecheggiano quella pedagogia laica e democratica che fu la vera grandezza intellettuale di Gianni Rodari. Nel corso della sua carriera, Gianluca Lalli ha collaborato con musicisti del calibro di Claudio Lolli, Flaco Biondini, chitarrista e produttore di Francesco Guccini, col poeta e attore Remo Remotti, con l’attore Mariano Rigillo, con i sassofonisti Daniele Sepe e Nicola Alesini, con Adriano Bono, cantante del gruppo reggae romano ‘Radici nel cemento’ e con il ‘Cimarosa quintet’, il quintetto d’archi dei docenti del conservatorio 'Domenico Cimarosa' di Avellino. È stato tra i vincitori del talent radiofonico ‘Demo, l’Acchiappatalenti’, condotto da Michael Pergolani e Renato Marengo su Radio Rai Uno. E nel 2005 ha vinto il premio ‘Rino Gaetano’. Nel 2011 ha pubblicato il suo primo album, ‘Il tempo degli assassini’, per l'etichetta Ghiro Records, mentre nel 2013, il suo videoclip ‘Il lupo’ ha vinto il premio 'Hard Rock Cafè' nell'ambito del Festival del cinema di Venezia. Nel 2014 ha pubblicato il suo secondo album, ‘La fabbrica di uomini’, in cui ha collaborato con Claudio Lolli per il brano ‘Il grande freddo’, in seguito pubblicato dallo stesso Lolli e vincitore del premio ‘Luigi Tenco’ nel 2017. Sempre nel 2017, è uscito il suo terzo album, intitolato ‘Metropolis’. Come scrittore, invece, ha pubblicato il libro di racconti ‘Radio Waldgänger’ (2011), la raccolta di poesie ‘Una voce dal nulla’ (2013), la raccolta di canzoni e poesie ‘La bella che è addormentata’ (2015), il romanzo storico ‘Dal Vangelo secondo me’ (2016) e la raccolta di poesie e aforismi: ‘La rivoluzione è un fiore non colto’ (2017). Nel 2019 ha esordito come regista con il docufilm ‘Rino’, dedicato a Rino Gaetano. Nel corso della sua carriera, Lalli ha collaborato anche con l’attore e doppiatore Francesco Pannofino, con lo scrittore Diego Cugia, padre del personaggio Jack Folla, trasmesso da Radio Rai nel 1998, con i ‘Modena City Ramblers’ nel loro tour del 2019 e con il comico Giorgio Montanini nel 2020. A settembre del 2020 è uscito il suo ultimo lavoro, ‘Favole al telefono’, ispirato dall’omonima opera di Gianni Rodari: un'opera di musica e poesia inserito nel palinsesto Rai dall’emittente radiofonica ‘Radio kids’. Ha partecipato alla trasmissione ‘Storie’ di Rai 2 con Laura Gialli e alla trasmissione ‘Arrivi & Partenze’, dell’emittente radiofonica Rai Isoradio, a cura di Federico Biagione. Insomma, un cantautore, cantafavole, regista e docente, che sin da ragazzo scriveva poesie e cominciò a cimentarsi in qualche composizione musicale. Di lì a poco mise in piedi una band e, in pochi anni, è diventato un grande professionista, scrivendo canzoni che attingono alla letteratura, la sua più grande passione.
Gianluca Lalli, cosa ti ha spinto ad avvicinarsi al mondo delle fiabe e a produrre un disco di cantastorie per bambini?
“Circa 10 anni fa mi è venuta l'idea di realizzare un laboratorio di scrittura creativa, in cui bambini fossero i veri protagonisti e allora ho progettato ‘Il Cantafavole’: un laboratorio di scrittura creativa in cui insegno ai ragazzi a scrivere canzoni dalle favole, praticamente un vero e proprio laboratorio di cantautorato. Il progetto parte dalla scuola dell’infanzia e arriva fino ai licei e alle università, ovviamente cambiando il programma secondo le necessità. Le favole di Rodari le ho conosciute grazie ai miei genitori che mi leggevano le sue favole: è nato subito un amore che, fortunatamente, da grande sono riuscito a tramutare in lavoro, grazie al ‘Cantafavole’…”.
Cosa ne pensi dell’inserimento dello ‘storytelling’ nei sistemi di istruzione e formazione?
“Come dicevo poc’anzi, penso che sia un laboratorio interessante, perché i protagonisti sono proprio i bambini. Si parte dall’educazione alla ritmica, per passare a esercizi grafico-pittorici, fino alla creazione di una canzone attraverso la trasformazione di un testo in prosa. Poi, dalla prosa si passa alla rima e, infine, viene creata la musica. Tutto ciò, oltre che divertente, è stimolante e gratificante, se si pensa che in circa due ore e mezza di laboratorio si riesce a realizzare una canzone”.
La scuola del futuro: come la immagini?
“La scuola del futuro io la immagino in spazi aperti, a contatto con la natura. E spero che i grandi nomi riportati nei libri di Storia non siano più quelli a cui hanno dedicato le nostre vie: molti di loro sono stati tiranni, oppressori e coloni, che hanno distrutto intere culture”.
Qual è l’esempio a cui ti ispiri?
“Mi piacerebbe una scuola statale attenta ai modelli ‘montessoriani’ e ‘steineriani’. Una scuola pubblica libertaria, dove la meravigliosa fantasia dei bambini sia libera di esprimersi”.
Ma se dovessi raccontare il Covid ai bambini/ragazzi, come lo faresti?
“Direi loro che l’uomo vive un grande disagio causato dal suo allontanamento dalla natura e che, avendo avuto, negli ultimi anni, un atteggiamento molto brutto verso di essa, ha distrutto un intero ecosistema in poco più di 50 anni. Un sistema che era in salute da milioni di anni. E direi anche che questa pandemia è una conseguenza di tutto il male che l’uomo moderno ha compiuto”.
Quali sono i tuoi progetti attuali?
“Al momento, sto promuovendo il disco ‘Le favole al telefono’ e il laboratorio del ‘Cantafavole’ nelle scuole. Poi, appena si potrà, organizzerò la rappresentazione teatrale di questo spettacolo”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“I miei progetti futuri sono: il mio prossimo disco, ‘Letteratura in musica’, che presenterò il 18 febbraio all’istituto italiano di cultura di Montreal; e un altro spettacolo teatrale contro la discriminazione delle donne, che presenterò il prossimo 8 marzo, in collaborazione con il comune di Magliano di Tenna (Fm), dal titolo: ‘Poesia, femminile singolare’…”.
Cosa auspichi per il futuro delle nostre generazioni?
“Purtroppo divento ‘leopardiano’, quando guardo al futuro: sarà la vicinanza con il mio illustre paesano. Scherzi a parte, guardando il mondo dai miei occhi, purtroppo non vedo cose positive. Aldous Huxley diceva: “In una delle prossime generazioni, ci sarà un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi. Una sorta di campo di concentramento indolore, dove le persone saranno, di fatto, private delle proprie libertà e ne saranno piuttosto felici”. Spero, dal profondo del mio cuore, che tutto questo non accada mai”.