Una forza in grado di scalare le montagne. Non solo un modo di dire, ma una vera e propria impresa quella compiuta da Spencer West, che senza arti inferiori è riuscito ad arrivare in vetta al Kilimangiaro, la montagna più alta d’Africa
L’impresa– Il “guerriero senza gambe” che sfida il mondo per sovvertire le regole non si è arreso alle difficoltà centrando l’obiettivo: arrivare in cima ai 5.895 metri della vetta più alta del continente africano. Per la scalata al Kilimangiaro, iniziata il 14 giugno, ha coinvolto due amici: David Johnson e Alex Meers. L’80% dell’arrimpicata con le proprie mani. «Una volta in vetta è stato incredibile», ha scritto Spencer West sul suo blog (vai al blog) «Ci siamo guardati attorno io, David e Alex e abbiamo realizzato di avercela finalmente fatta dopo una settimana estenuante di arrampicata, 6.000 metri di sangue, sudore, lacrime e, diciamocelo, anche vomito». Nel corso della scalata chiamata “Redefine Possible” ha raccolto mezzo milione di euro che saranno donati all’organizzazione benefica “Free The Children”, che aiuta i bambini nei Paesi più svantaggiati ad uscire dalla povertà. Su Twitter si definisce World Change Warrior, e attraverso questa impresa un po’ il mondo l’ha cambiato.
La storia – Spencer West è americano ed ha 31 anni, non possiede gli arti inferiori a causa di una malattia genetica, la regressione caudale, un disturbo dello sviluppo di segmenti spirali distali unilaterali. Dall’età di 5 anni non ha più le gambe e per questo è alto 0,78 metri.
I precedenti – Quella di Spencer però non è la prima “scalata impossibile”. Nel corso degli ultimi 15 anni c’è da ricordare quella del 2001 di Ed Hommer, che scalò l’Everest senza arti inferiori. Morì a 46 anni durante il secondo tentativo di arrampicata alla montagna più alta del globo. Nel 2001 Erik Weihenmayer, che perse la vista a 3 anni, scalò l’Everest dopo aver espugnato già la vetta di McKinley, Kilimangiaro e Aconcagna. Tre anni più tardi Nawang Sherpa fu la prima persona a scalare l’Everest con una protesi laterale artificiale, dopo aver perso la gamba a 16 anni in un incidente stradale. Nel 2006 fu Mark Inglis a conquistare le pagine dei giornali. L’alpinista neozelandese nel 1982 restò intrappolato in una caverna di ghiaccio per 14 giorni e a causa del congelamento subì l’amputazione delle gambe, ma nonostante questo è riuscito a scalare l’Everest. Infine nel 2011 fu la volta di Rhonda Graham, una statunitense di 61 anni che nel 1980 le fu amputata una gamba, ma riusci nella scalata.
(articolo tratto da www.lottimista.com)