Dopo l’exploit elettorale di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle, mi sono posto davanti alla televisione per ascoltare alcuni commenti. E ho assistito a una puntata a dir poco pietosa di ‘Matrix’, su Canale 5, in cui forte era la sensazione di stordimento dei suoi partecipanti. C’era il direttore di ‘Libero’, Maurizio Belpietro, che accusava Leoluca Orlando, non si sa bene perché, di aver introdotto la figura del lavoratore socialmente utile, che invece ha visto la luce nel 1997 con il pacchetto Treu; c’era Marcello Sorgi che teorizzava una ‘democristianizzazione’ di Beppe Grillo secondo un ragionamento che ha compreso soltanto lui; e c’era un Nicola Latorre che si domandava dove diamine fosse capitato. La ‘botta’ per la vittoria dei ‘grillini’ dev’esser stata proprio forte. Ma poi ho capito questo improvviso successo da dove discende: Beppe Grillo ha ragione a lamentare una condizione del Paese in mano, quasi sempre, a inetti e incapaci. Le analisi macroeconomiche che egli esprime sin dal 2004 sono assolutamente precise, reali, verificabili. Ma dove ‘diavolo’ era finita la politica in tutti questi anni? Era tutta presa a sostenere o a combattere faziosamente il ‘berlusconismo’ e le ‘scempiaggini’ ad alzo zero della Lega Nord, tutta immersa nel suo delirio. Questo Paese sta infatti viaggiando su una serie di criteri di costume assolutamente ‘depistanti’, se non ‘malati’, in cui conta maggiormente la ‘bella presenza’ rispetto alla competenza; in cui vecchi rincitrulliti trattano ancora da precari alle prime armi professionisti provenienti da una lunga e dura ‘gavetta’ di almeno 20 anni; in cui degli sportellisti della filiale Unicredit di Tivoli se ne vanno tranquillamente a prendersi un caffè, abbandonando al proprio destino la clientela in attesa; in cui i servizi non funzionano o vengono forniti alla collettività in maniere indolenti e scortesi; in cui ogni sano criterio di professionalità non esiste più in alcun settore; in cui la fanno da padroni la pigrizia mentale, la presunzione e l’arroganza. Dunque, in realtà sono abbastanza contento per l’esito delle recenti consultazioni amministrative: qualcuno che finalmente si incazzasse sul serio ci voleva! E sono dispiaciuto per determinati ‘sussulti di borghesia’ che molti colleghi stanno avendo, in questi giorni, nei confronti di Grillo e dei suoi ragazzi. Certo, l’impressione che il comico genovese sia un po’ troppo pieno di sé l'ho avuta anch’io. Tuttavia, ricordiamo anche che proveniamo da due decenni di cappi in aula e di dita alzate in modo ingiurioso, di parolacce e volgarità continue, di bassezze morali e sterilità valoriali. Dunque, ben venga Grillo. Almeno, ora, gli italiani saranno costretti a darsi tutti una bella ‘svegliata’ intorno al loro modo di essere, di agire e di ragionare.