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21 Novembre 2024

Giuseppe Conte: "Il Paese ha bisogno di rimanere unito"

di Valentina Spagnolo
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Giuseppe Conte: "Il Paese ha bisogno di rimanere unito"

Dalla pandemia ai rischi del contagio: il discorso del presidente del Consiglio dello scorso 26 marzo è una ricostruzione corretta e credibile di quanto accaduto da un mese a questa parte per combattere la diffusione del coronavirus, ma le opposizioni preferiscono perdersi tra tesi complottiste e stucchevoli elogi a Viktor Orbàn

Nel discorso del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, al Senato della Repubblica dello scorso 26 marzo è stata riassunta la situazione di emergenza sanitaria nazionale come “la prima di tale portata dal primo dopoguerra. Il giorno 31 gennaio”, ha riferito il premier all’Aula, “all’indomani del primo episodio avvenuto a Roma, apparso dalla presenza di turisti cinesi, sono state azionate le misure di emergenza e sicurezza. La tempestività e la completa competenza della Regione in seguito a tale episodio, è stata immediata. Ed è possibile considerare che tale tempestività sia stata autonomamente garantita. Lo stesso Governo ha anticipato la prevenzione della nazione per la propria salute, partendo soprattutto dalla considerazione dei beni e servizi primari”. La stessa emergenza è stata il primo e importante passo di contenimento per arginare il tasso di contagio da Covid-19. Si è posta, infatti, sin da subito l’attenzione degli operatori sanitari verso tutte le cure necessarie, sia per i ricoverati gravi, sia per i primi casi emergenti, essendo stata così adoprata una necessaria e stretta differenziazione tra le terapie intensive e le subintensive. Il presidente ha poi proseguito focalizzando l’attenzione sulle misure adottate per la limitazione del contagio, attribuendo loro un valore di prima scelta d’intervento. Lo stesso isolamento dei casi positivi, la limitazione degli stessi casi e l’isolamento dei primi focolai, sono state misure indispensabili e opportune, che l’apparato sanitario ha potuto prontamente applicare. Dalla data del 21 febbraio, quella del primo caso scoperto a Codogno (Lo), si è registrato un aumento di 15 malati. In merito a ciò, il presidente Conte ha affermato che, appena rientrato a Roma da Bruxelles, si è subito attivato per un aggiornamento presso la Protezione civile. E proprio a seguito di ciò, è riuscito a convocare, per il giorno dopo, un aggiornamento con i ministri competenti per materia, permettendo l’adozione del decreto n. 6. Immediatamente, a seguito di quanto valutato, è seguito un primo Dpcm per confinare le cosiddette ‘zone rosse’, rendendo evidente come sia stata per la prima volta attuata, in Italia, una disposizione di “isolamento territoriale”. La stessa sospensione dello svolgimento delle attività sportive, delle attività culturali e anche quelle di turismo, hanno permesso un primo contenimento geografico, risultando già chiaro quel concetto di ‘distanziamento sociale’ che veniva proposto all’esecutivo da più parti: dal Comitato tecnico-scientifico, dagli organismi sanitari nazionali e internazionali e dalla stessa Protezione civile. Nonostante ciò, tali misure non hanno portato a un restringimento del numero dei decessi analiticamente stimati. Fortunatamente, le esigenze di Lombardia e Veneto sono state evidenziate con opportuna criticità, coinvolgendo anche altre regioni d’Italia. “La contemperanza delle esigenze”, ha infatti spiegato il premier, “tra benefici e sacrifici ha reso l’Italia per la prima volta sperimentatrice di un sistema normativo per assicurare democratici presidi, che ora tanti Paesi, in Europa, stanno riconoscendo e considerando esemplare. Per la prima volta, dai tempi del primo conflitto mondiale, abbiamo dovuto limitare la libertà di circolazione e di soggiorno nelle sue varie forme, vietando anche le pratiche religiose”. In effetti, considerando le necessità di massima precauzione in funzione della gradualità delle misure e dell’urgenza dell’epidemia manifestatasi, è stata costruita una prima strategia d’intervento basata sulla struttura del nostro Paese, nella direzione del rispetto delle autonomie tra Regioni, Province e Comuni. In ragione di ciò, il decreto n. 6 è apparso il più idoneo per l’applicazione delle misure, con il coinvolgimento di tutti i ministri dell'esecutivo e della rappresentanza dei governatori di tutte le Regioni, attraverso l’organo della ‘Conferenza Stato-Regioni’, ritenendo opportuno consultare anche le parti sociali. Alla fine del mese di febbraio, il Comitato tecnico scientifico, analizzando il trend di diffusioneTerapia_intensiva.jpg per zone del contagio da Covid-19, ha in seguito rilevato un’inflessione del fenomeno nelle ‘zone rosse’ e un concomitante aumento del contagio in altre parti del Paese, riscontrando altresì un elevato ‘impatto di sofferenza’ delle corsie ospedaliere. Il tentativo di arginare il contagio esponenziale è stato riscontrato da quasi tutti i Comuni, le Regioni e le Province. Quindi, soltanto con il successivo Dpcm è divenuto possibile e immaginabile l’allargamento progressivo della crisi sanitaria. La chiusura dei negozi al dettaglio, garantendo i beni di prima necessità e la firma del Protocollo condiviso per le misure di contrasto del virus sui luoghi di lavoro, hanno avvalorato l’adozione delle misure di sicurezza. Il divieto per tutte le persone fisiche di spostarsi da un Comune a un altro, congiuntamente alla sospensione delle attività commerciali e industriali - esclusi quelli di pubblica utilità - ha richiesto anche l’aiuto delle associazioni di categoria e dei sindacati. Questi ultimi hanno infatti contribuito alla gestione della complessa ‘macchina organizzativa’ del Governo e, proprio in tale momento, hanno agito per garantire e differenziare anche il mantenimento dei beni essenziali per la popolazione. Un convilgimento che lo stesso presidente Conte ha voluto sottolineare, affermando che “la straordinarietà e l’eccezionalità dell’evento hanno dimostrato la consapevolezza del Governo e, soprattutto, la democraticità del nostro ordinamento”. Nonostante la concitazione del momento, bisogna considerare lucidamente l’azione della macchina organizzativa messa in campo dall’esecutivo, che in tale stato di crisi ha effettivamente agito rafforzando lo stato di difesa e di emergenza, rendendo possibile, con ogni singolo provvedimento e misura, il restringimento del contagio. Proprio tale situazione di emergenza ha svelato la ‘sofferenza ospedaliera’ per l’alto numero dei ricoverati. Tuttavia, ciò ha anche provocato una serie di soluzioni di emergenza che hanno rafforzato l'intero sistema sanitario. Accanto al problema del rafforzamento di ogni mezzo di garanzia del diritto alla salute, si è dovuta affrontare, in tutti questi giorni, anche la criticità del pagamento delle merci, per superare intermediari poco affidabili, arginando le truffe internazionali. Un problema a parte, invece, si è venuto a creare per l’alto numero, stimato e analizzato, dei decessi da parte della Protezione civile. Sono state contate 8830 unità nei reparti di pneumonologia e 59 pazienti dalla Lombardia sono stati spostati secondo la Convenzione ‘Cross’. Ora si prosegue anche per i dispositivi di protezione individuale, incrementandone la produzione e rendendo impensabile tollerare altre polemiche sui prezzi in una situazione di emergenza come quella attuale. Proprio per questo, centinaia di nuovi medici e paramedici sono stati invitati, reclutatati e disposti per il pronto intervento e l’assistenza si malati, come avvenuto già per l’ospedale di Brescia, grazie al coraggio e l’operato dei primi 500 infermieri. “La Pandemia da Covid 19”, ha proseguito il presidente del Consiglio, “richiede un grande impegno per tutti. Sono stati stanziati, infatti, fondi per il contenimento e la sospensione degli adempimenti tributari, soprattutto nelle prime aree interessate dai focolai. Al fine di sostenere il ‘sistema-Paese’, è stato inoltre stabilito un fondo per l’esportazione e per il sostenimento delle forze armate. Infatti, dobbiamo investire per il futuro del Paese in questa fase, evitando anche il contagio dell’economia”, ha concluso Conte. Il riferimento è al  decreto ‘Cura Italia’, che indubbiamente ha rappresentato un primo passo importante per il successivo intervento sia di sostegno al reddito, sia per le imprese e tutti i lavoratori. Con il nuovo decreto e il sostegno al credito, si crede di pervenire anche a stanziamenti aggiuntivi non inferiori ai 25 miliardi di euro già stabiliti. E’ questo un passaggio molto importante, che dev’essere trasmesso come una terapia d’urto, al fine di condurre il Paese verso un’uscita dalla fase più acuta dell’emergenza. Tutto il potenziale in crescita, a partire dall’edilizia alle opere pubbliche, dimostra anche come il 'sistema-Paese' avesse pienamente bisogno di salvaguardare la risorsa primaria della Sanità. E la stessa erogazione dei servizi pubblici dovrebbe essere garantita mediante un plano concordato per il salvataggio dell’economia. “Dobbiamo tradurre questo shock esogeno in un’opportunità di rilascio sociale-economico e sostenibile”, ha esplicitamente ribadito il premier. “Queste settimane di lotta ci hanno mostrato l’importanza della capacità della resistenza. Dobbiamo lottare, ora, per la fornitura di dispositivi e medicinali, così come per la convertibilità dei materiali”. L’emergenza nazionale ha tuttavia mostrato anche qual sia il nostro vero interesse strategico, alla luce dell'evidente bisogno di protezione dei principali assets del nostro Paese. Ma per far questo, divengono di assoluta importanza “gli impulsi alla digitalizzazione del Paese: una trasformazione in una chiave ‘digitale’ sempre più avanzata, quindi, anche della scuola e dell’istruzione, che permetta l’uso e l’accesso degli strumenti informatici. Il nostro Paese avrà perciò bisogno”, ha aggiunto Conte, “anche di un accesso semplificato e burocraticamente snellito, dando peso alle spese pubbliche più significative”. Per gli stessi rischi economici e per la pandemia da coronavirus, lo schock ha investito anche l’Eurozona, che non ha più potuto sentirsi sovrastata dall’assoluta importanza della clausola europea sul Patto di stabilità.
I nuovi provvedimenti che attendiamo in aprile, dovranno quindi accogliere nuove forme di sostegno dei cittadini da parte del Governo. Bisognerà farsi trovare pronti di fronte a questa grande sfida, per riuscire a effettuare “un salto di qualità”, come ha specificato lo stesso Conte, “che sia all’altezza della sfida e che, quindi, potrà esserci solo se tali sforzi verranno garantiti dall’unità”. La sollecitazione, forte e chiara, è quella di una risposta condivisa a questa emergenza, anche da parte delle forze di opposizione, per intervenire lanciando un messaggio forte e chiaro di unità nazionale e poter preservare l’economia e il nostro ‘tessuto sociale’, anziché perdersi tra ‘tesi complottiste’ ed elogi in favore di Viktor Orbàn. Un discorso, insomma, letto quasi come fosse un ‘Diario di bordo’, dopo questa ‘mareggiata’ ai limiti della comprensione. Quel che c’è da dire, è che Conte ha saputo riassumere quanto di possibile poteva esser fatto, innanzi a un virus molto temibile, invisibile, difficile da neutralizzare. Proprio per questo, al termine del proprio intervento, il presidente del Consiglio ha concluso lanciando un messaggio più profondo: “Le risposte tardive saranno inutili. Tutti i provvedimenti del Governo costituiscono una coraggiosa risposta alla pandemia, di cui tutti i cittadini avvertivano la necessità. Non avremmo mai potuto immaginare un nemico così invisibile, che non conosce confini e soffia dove vuole. Dobbiamo perciò affrontarlo con determinazione e responsabilità. Siamo una comunità di individui che vanta bellezza, arte e profonda unità. Si dovrà essere uniti nelle nostre virtù”.

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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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