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23 Novembre 2024

L’irriducibilismo ‘plebeo’ del Popolo delle Libertà

di Vittorio Lussana
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L’irriducibilismo ‘plebeo’ del Popolo delle Libertà

I conservatori di casa nostra sono veramente bislacchi: difendono il libero mercato a ‘briglie sciolte’, ma sulle questioni etiche dei diritti civili rimangono assolutamente ingessati. A mio parere, è giusto rilevare come il centrodestra italiano risulti molto condizionato dalla confessione religiosa, rendendolo sostanzialmente reazionario. Quest’ultimo termine, purtroppo, risulta alquanto abusato da vetuste ideologie ‘pseudosocialiste’ proprio oggi che tornerebbe assai utile come strumento di dibattito. Quest’immobilismo sociale dei conservatori italiani, in una chiave puramente tecnica si potrebbe definire ‘utilitarismo opportunistico’, ovvero un individualismo ‘statico’, portato all’eccesso, una grettezza egoistica da materialismo ‘alla rovescia’. E’ una deriva particolarmente grave, sintomo di un forte impoverimento culturale, soprattutto se paragonato al conservatorismo del premier inglese David Cameron, favorevole ai matrimoni gay. In tema di diritti civili, i conservatori europei generalmente si pongono con un atteggiamento di apertura, distinguendosi dai democristiani, eticamente fermi nella loro trincea moralistica. E questa è la ragione sostanziale per la quale questi ultimi sono diffusi nei Paesi a maggioranza cattolica e assai meno in quelli protestanti, in cui i conservatori, assieme ai Partiti di ispirazione liberale, da tempo si dichiarano favorevoli verso una società ‘aperta’. In ogni caso, quel che veramente appare sconfortante è la cattivissima abitudine a manipolare la realtà per motivi di scarsa accettazione della stessa. Nel Pdl ce l’hanno a morte con Casini e Fini, oggi spostatisi su frontiere centriste, per il solo fatto di non voler accettare il rigido aziendalismo classista che ha portato il loro leader, Silvio Berlusconi, praticamente a ‘rompere’ con tutti, o quasi, i propri alleati e interlocutori. Persino la Lega Nord ha accarezzato a lungo, nel corso dell’ultimo anno, l’idea di correre da sola alle consultazioni politiche previste per il prossimo 24 e 25 febbraio. Siamo dunque palesemente di fronte a una falange di ‘abbarbicati’ a una leadership personalistica che non vogliono accettare alcun tipo di self analysis, nessun ricambio autenticamente democratico, una benché minima rielaborazione di contenuto, nessun tipo di consultazione interna tesa a rinnovare immagine e idee, forma e sostanza del Partito. Vi è poi la grande contraddizione del cosiddetto ‘europeismo nazionalista’: una vera e propria crisi d’identità interna che, nell’attuale Pdl, mescola umori di svariato genere e tipo. Quest’ultimo dato appare quello più evidente: una disabitudine alla società globalizzata e verso ogni forma di strutturazione sovranazionale, le uniche in grado di reggere veramente l’impatto delle pesanti crisi economiche del capitalismo finanziario moderno. La questione verte attorno a una concezione ‘sacrale’ della società, una sorta di fastidio ‘inegualitario’: solo chi ha i mezzi detiene la facoltà di esercitare i propri diritti. Una deriva da vecchia destra storica, una concezione della società quasi basata sul ‘censo’, un dato palesemente ‘antistorico’. Ma tutto si supera, tutto si contiene, tutto risulta giustificato nel Pdl: un marasma uguale e contrario al ‘manicomio no global’, piuttosto che a un normalissimo Partito liberal all’inglese. Si tratta, forse, degli ultimi strascichi di irriducibilismo plebeo? Lo speriamo vivamente: il Paese ha estremo bisogno di voltare pagina su molti fronti. Dunque, non si vede perché non cominciare a farlo, una volta tanto, sconfiggendo questa destra, al fine di creare le condizioni di un rinnovamento capace di trasformare il Popolo delle Libertà in una forza più moderna e compatibile con le altre concezioni europee del conservatorismo politico.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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