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4 Dicembre 2024

Dritti e rovesci parlamentari

di Gaetano Massimo Macrì
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Dritti e rovesci parlamentari

Botte da orbi, calci, pugni e minacce animano le sedute parlamentari. Un’abitudine, purtroppo, non solo nostrana. Ripercorriamo, attraverso una breve carrellata, alcuni casi eclatanti in cui l’Aula si è trasformata in un ring

Megarisse, onorevoli che se le suonano di santa ragione, colleghi apostrofati, occupazioni, cappi, megafoni e chi più ne ha, più ne metta. Succede anche questo nelle stanze che dovrebbero costituire il fulcro della democrazia, in quel parlamento spesso vituperato dalla gente comune (non vedeteci soltanto i 'grillini' doc), che lo addita come il postribolo della politica. Critiche che a volte non si discostano molto dalla realtà. Da quando è nato, il nostro parlamento in alcuni casi si è trasformato in un teatro dell’insulto al buon senso e a quel vivere civile che dovrebbe essere la norma per tutti. In primis, per coloro che quel vivere civile lo ‘conducono’ e lo ‘regolano’. Si tratta di episodi a bassa frequenza, per carità. Ma nella lunga storia parlamentare, la ‘collezione’ è cresciuta a un punto tale che ormai è possibile farne una rassegna, utile per rendersi conto di cosa accade ‘anche’ nelle Aule di Camera e Senato. 

Schiaffi in aula: M5S vs Pd – Si tratta del caso più recente, quando si votava il decreto Imu - Bankitalia: il presidente della Camera, Laura Boldrini decide di applicare la ‘ghigliottina’ e  il Movimento 5 stelle insorge, bloccando i lavori parlamentari: “Non torneremo più in aula pacificamente”, affermano i 'grillini' denunciando lo schiaffo che un proprio deputato, Loredana Lupo, ha ricevuto dal questore della Camera, Stefano D’Ambruoso, di Scelta Civica. A parti inverse, è il grillino Massimo Felice De Rosa a finire sulla graticola, per aver pronunciato un’espressione poco elegante nei riguardi delle donne del Pd “capaci di fare solo sesso orale”.



Squadrismi e ominicchi: M5S vs Pd - Duro battibecco sempre tra 'pentastellati' e membri del Pd, lo scorso dicembre. La Camera vota il TAP (Trans Adriatic Pipeline), un progetto che prevede la creazione di un gasdotto che collegherà la Grecia alle coste adriatiche, passando per l’Albania. I deputati del M5S bloccano il voto, impuntandosi su una questione del regolamento dell’Aula. La discussione si anima e Piero Martino, del Pd, strappa di mano a Emanuele Scagliusi, M5S, il cellulare, reo di averglielo puntato contro: “Il regolamento non vi permette di fare i filmini”, puntualizza. La polemica non finisce qui, perché a Scagliusi arrivano i rinforzi del collega Alessandro Di Battista: “Ci sono i commessi, non può fare il giustiziere, è un deputato”. E tanto per ‘fare giustizia da sé’ il deputato 5 stelle, Manlio Di Stefano, scrive su Facebook: “Ecco il video dell'ennesima aggressione di quello squadrista di Pierdomenico Martino del Pd, un ominicchio solito alla violenza”. 




Deputato, ex ministro, ma soprattutto ex ‘velina’ – Nella discussione per il ddl sulla Terra dei fuochi, Angelo Tofalo (M5S) accusa Mara Carfagna di non sapere "nemmeno quello di cui si sta parlando: a questo punto, meglio se torna a fare la velina". L’invito indigna la Gelmini, che minaccia di abbandonare l’Aula. “Non vediamo quale sia il problema nel richiamare il lavoro fatto in passato da un collega”, fanno notare quelli del Movimento 5 Stelle, “la nostra collega Carla Ruocco si è sentita dare in quest’aula della ‘rotta in c…’, ma non ci sono stati interventi di alcun tipo”.

Musica in sala – Protagonista è ancora lui, Angelo Tofalo, che mette in scena una singolare forma di protesta avanzata in Senato il 29 luglio 2013. Alla fine del suo discorso, avvicinando l’ipad al microfono, fa ascoltare il brano di Patti Smith “People have the power”. “C’era anche la colonna sonora? Accidenti, gli effetti speciali... Grazie”, il commento per nulla stupito della Boldrini. 

“Ti ammazzo con un pugno” – Altra seduta estiva, solita violenza verbale. I deputati del M5S sono presi di mira dall’onorevole Angelo Cera (Udc) per delle parole pesanti con cui si è rivolto e invocano l’intervento del presidente dell’Aula: “È inaudito sentire dire queste parole: ’Ti dò un pugno che ti ammazzo’. Il deputato o va cacciato in questo momento o non so che gli succede”. Inquietante, oltre alla minaccia di Cera, anche quel “o non so che gli succede” pronunciato da Angelo Tofalo. Più avanti anche Carlo Sibilia denuncia Cera per altre parole ingiuriose: “Mi ha definito mezzo coglione”.




Ubriachi in Aula? Pdl vs M5S - “Ti rompo il muso”, tuona nell’estate scorsa Maurizio Bianconi (Pdl) contro Andrea Colletti (M5S), che ha appena pronunciato le parole: “Il pregiudicato Berlusconi”. Si votava il decreto “svuota carceri” che favorirebbe il Cavaliere nel processo Mediaset. La replica, anche ironica, è la seguente: “Presidente, si può chiedere che la buvette non dia la Sambuca ai deputati, almeno la mattina”? Bianconi, come un toro scatenato, rientra nell’emiciclo dal quale è appena uscito. Se non lo avessero trattenuto, sarebbe scoppiato un bel tafferuglio. A proposito di alcol, riportiamo una singolare opinione, che ci ha lasciati piuttosto basiti, rilasciata da Daniele Farina (Sel) che riferendosi a una seduta  notturna della Camera dell’ottobre scorso, ha dichiarato: “La mia sensazione è che mercoledì sera alcuni deputati avevano abusato di alcol. O di colle”. 




Risse trasversali: il ‘Casino delle Libertà’ - Andando a ritroso nel tempo, sono tanti gli episodi di ‘guerriglia’ parlamentare. Ricordiamo il caso in cui l’onorevole Fabrizio Cicchitto è quasi giunto alle mani con Marcello De Angelis (ex An). Il battibecco nasce nelle ore notturne, durante la discussione per un ddl a firma della Meloni. Con le scuse finali di De Angelis, tutto sembrerebbe finire lì, ma ecco che, alla ripresa dei lavori, i toni si riaccendono per l’intervento di Franco Barbato dell’Idv. Il dipietrista non intende ‘masticare la foglia’ e spiattella in faccia alla Meloni la ‘sua’ verità: con quel ddl, il ministro dei giovani favorirebbe la sua corrente, Alemanno e in particolare un assessore “che se non sbaglio è anche suo parente”. Apriti cielo. Rampelli (Pdl) gli urla un sonoro: “Pezzo di merda”. Partono pugni pesanti, a causa dei quali Barbato finisce addirittura in ospedale. Anche la Mussolini prende parte alla polemica, schierandosi contro i ‘suoi’, dalla parte di Barbato e accusando i colleghi di Partito, Rampelli e Marsili, di averla minacciata per la sua presa di posizione: “Mi hanno detta di stare attenta”.

Duello in Transatlantico: Lega vs Prc – Nel 1997, il Transatlantico è il teatro di un violento duello verbale, che per poco non sfocia in rissa tra onorevoli leghisti e i 'rifondaroli' comunisti. In quell’occasione, raccontano le cronache, vengono bruciati fascicoli e rotti alcuni posaceneri. Fortunatamente, nessuno riporta danni fisici.

Megafono proibito – Teodoro Buontempo (maggio 1993) introduce un megafono alla Camera, inscenando un comizio di piazza. Inseguito dai commessi, viene portato dinnanzi alla presidenza e espulso dall’Aula.

Cappio al collo. La Lega forcaiola – Difficile dimenticare il famoso cappio sventolato dai leghisti. In quel lontano 1993 è la voce di Giorgio Napolitano, in veste di presidente della Camera, a intimare lo stop al gesto eclatante. Quella Lega ‘forcaiola’ che urlava contro la “Roma ladrona” non c’è più: da movimento di popolo è divenuta forza di governo. Ma, come abbiamo visto, quell’atteggiamento anti-istituzionale si è mantenuto costante nel tempo. Sono mutati solo gli attori.




Botte da ‘loggia’: Radicali vs Pci – Nel 1981, il parlamento vota per lo scioglimento delle logge segrete, tra cui la P2. La rissa scoppiata tra radicali e comunisti degenera: il 'pannelliano' Cicciomessere  salta sui banchi del Governo, ma sfortunatamente cade per terra, offrendosi così alle ‘mani nemiche’. L’intervento perentorio dei commessi impedisce il pestaggio parlamentare. 

‘Legge truffa’ – È stata forse la peggiore rissa della storia parlamentare. È volato di tutto, persino alcuni cassetti e qualche banco. Il ministro Randolfo Pacciardi, vice di De Gasperi (una decina d’anni più tardi, nel 1961, malmenerà il compagno di partito Ugo La Malfa per contrasti interni indissolubili) è ferito ed è costretto a uscire, seguito dall’opposizione. La maggioranza di Governo resta solitaria, tra il devasto dell’Aula.

Voto alla Nato con ‘catapulta’ umana – Il 18 marzo 1949, il giovane parlamento ha appena votato per l’adesione dell’Italia alla Nato. A quel punto, il comunista Pajetta (fratello del più noto Giancarlo) che evidentemente non deve aver preso bene l’esito della votazione, come riportano i resoconti parlamentari, si scaglia “a catapulta” contro un collega, inaugurando una tra le prime risse ‘istituzionali’. 

E NEL RESTO DEL MONDO?
A quanto pare, i politici ‘violenti’ non sono solo una nostra prerogativa. Al contrario, a giudicare dai casi che abbiamo raccolto, emerge che il politico italiano è, tutto sommato, molto più 'gentlemen'. Leggere per credere.

Grecia - In diretta tv, mentre si dibatteva sulla gestione delle riserve petrolifere a sud di Creta, il parlamentare di Alba Dorata, Ilias Kasidiaris, scaglia un bicchiere d’acqua in faccia a Syrixa Rena Dorou e poi, non pago, scaraventa la sua furia contro Liana Kanelli, del Partito comunista, picchiandola con pesanti pugni. La trasmissione ovviamente viene interrotta, ma testimoni presenti hanno poi dichiarato che il pestaggio è continuato.




Turchia – Il Parlamento di Ankara è chiamato al voto sul ddl che vorrebbe rafforzare i poteri della politica sulla magistratura. La rissa che scoppia in aula è incredibile. Il disordine regna sovrano e sembra di assistere a una tipica scazzottata da saloon dei film western, in cui tutti, loro malgrado, sono ‘coinvolti’.




Ucraina – Un duro scontro è nato tra i parlamentari ucraini, colorato con lancio di uova e addirittura un fumogeno. Il perno della questione era la proroga della concessione alla Russia di una base militare in Crimea.




Bolivia – Botte e insulti sono volati nel parlamento boliviano tra un gruppo di opposizione e i fedelissimi avvocati di Evo Morales. Motivo dello scontro era la sospensione di 4 giudici.




Venezuela – L’opposizione, scavalcando i banchi del Governo, raggiunge il presidente Fernando Rojas per attaccarlo. Volano spintoni, finché non scoppia la rissa con i colleghi della maggioranza. La notizia curiosa è che Nicolas Maduro, oggi presidente del Paese ma all’epoca ministro degli Esteri, ha negato il fatto.





Giappone – Questo episodio nipponico è accaduto nell’estate del 1960. Non si tratta propriamente di forme di violenza tra politici, ma di violenza dei cittadini verso la politica. Un gruppo di manifestanti, infatti, forza le porte di ingresso del parlamento. Alla fine, la seduta molto ‘burrascosa’ viene aperta. Dall’archivio Luce una ‘chicca’ che la dice lunga su come tutto il mondo sia sempre stato 'paese'.




Per concludere, ieri come oggi i signori del parlamento hanno dimostrato di conoscere bene non soltanto l’arte della parola, ma anche la sua peggiore degenerazione. Di fronte a questi episodi, qualcuno si scandalizzerà, qualcun altro sarà ‘schifato’, ma in entrambi i casi ne verrà fuori una cattiva propaganda che non giova alla politica. Ed è solo una magra consolazione sapere che ‘non siamo soli’ in questo mondo. Anzi, il ‘rissone’ istituzionale si rivela proprio una tendenza bipartisan, seguita veramente un po’ da tutti.

Lite tra Alessandro Di Battista (M5S) e Roberto Speranza (Pd)



Ignazio La Russa nervoso in Aula, anche con Fini


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