Storie di uomini che si sono ribellati alla mafia, fortunatamente ce ne sono, ma quella di Giuseppe Impastato possiede dei connotati tutti suoi: l’irriverenza, oltre che il coraggio dimostrato per combatterla, hanno fatto del giovane ‘Peppino’, che abitava a cento passi dalla casa del boss di Cinisi, uno dei più fulgidi oppositori di una cultura del silenzio, fertile terreno su cui ha proliferato, come la gramigna, quella organizzazione criminale che il giornalista con disprezzo definiva “una montagna di merda”. Il suo essere ‘rivoluzionario’ lo ha posto, agli occhi del padre Luigi, piccolo capoclan, in una posizione difficile da ‘digerire’ per una famiglia ancora molto intrisa di certi retaggi tardo-contadini, per cui si vuole che il figlio diventi un uomo ‘rispettabile’. “Qua non siamo in Continente”, cerca di spiegargli il padre, marcando la distinzione di ‘valori’, la differenza di grado di quella rispettabilità che pure Peppino rincorreva, identica nel termine, ma così lontana nel significato, “Qua il rivoluzionario non si fa. In paese conoscono me!”. La storia e il tempo, invece, ci hanno lasciato la memoria di Giuseppe, un “pazzo”, un “rivoluzionario” contro un sistema di anti-valori, contro un padre mafioso, contro una mafia che, oltre al genitore, gli stava ammazzando una Terra e le sue radici.Una rappresentazione toccante, di incomunicabilità tra due mondi e due sistemi che mal convivono in Sicilia, e che spesso richiedono un sacrificio alto, che pochi uomini hanno saputo sostenere. Spicca, fra tutti, Claudia Perna, nei panni della madre Felicia Bartolotta: riesce a fornire una prova di grande sensibilità.
Regia di Massimo Natale
Con
Claudia Perna (Felicia Bartolotta)
Calogero Macaluso (Luigi Impastato)
Francesco Basile (Peppino Impastato)
Domenico Cangialosi (Salvo Vitale)
Duan Melodia (Giovanni Impastato)