Si tratta di un tentativo di ridisegnare i canoni della drammaturgia, rileggendo con nuovi occhi il complesso di Elettra. Non semplice e, talvolta, eccessivamente metaforico nel recuperare ricordi al fine di esprimerli in forme innovativamente poetiche. Elisa Menchicchi dimostra comunque una recitazione eclettica e versatile nel descrivere al pubblico tutte le ‘paturnie’ psicologiche della protagonista, ormai totalmente immersa in un inferno di contraddizioni irrisolte e di memorie sconnesse, per una rappresentazione che possiamo definire poeticamente femminile, per autenticità d’interpretazione e sperimentalismo di struttura.