Enrico Lombardi, della compagnia teatrale ‘Quinta parete’, porta in scena un monologo tratto da un racconto di Luca Balbarini in cui viene messa in discussione la figura dell’italiano medio. E così scopriamo che, alla fine, proprio l’imprenditore tutto casa, famiglia e lavoro, sempre pronto a giudicare il fratello per le sue sfortunate iniziative aziendali e ormai vittima della propria sterilità morale e valoriale, in realtà è il vero ‘sfigato’ della situazione. Infatti, il protagonista finisce con l’essere stritolato dai meccanismi di inefficienza e sciatteria del nostro ‘sistema-Paese’. E il suo mondo finisce letteralmente col crollare, rendendo vana la sua corsa verso il benessere e il successo. L’interpretazione di Lombardi è apprezzabile e coinvolgente; la tesi di fondo del soggetto teatrale eccessivamente pessimistica: l’impero dell’italianità cosiddetta ‘media’ non crolla quasi mai improvvisamente, bensì trascina tutto e tutti verso un lento e inesorabile declino degenerativo, che lascia, dietro di sé, solamente macerie. Il bronzeo schematismo ideologico che caratterizza questo lavoro, insomma, considera la coscienza storica della classe media solamente un rivolo di spurgo, fornendone un’immagine puramente idealtipica. Non fa ridere, non fa piangere, non fa neanche, più di tanto, riflettere: discutibile.