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La compagnia teatrale ‘Banda Kurenai’ porta in scena uno spettacolo dissacrante e protestatario nei confronti della società moderna. Una società in cui le persone vivono, si muovono e agiscono credendo di allineare le loro scelte (standardizzate) con lo ‘status’ dell’individuo che, in quanto tale, è unico, irripetibile, libero e originale. Carlo Strazza, attraverso un forte ed esasperato senso del linguaggio del corpo, è l’interprete dei possibili momenti di vita quotidiani (e idealmente rappresenta le azioni di tutti gli esseri umani) che, man mano, vengono ‘incarnati’ sul palco, ‘pilotati’ da una voce narrante. L’esegesi della trama è sottile e procede in un crescendo che, alla fine, squarcerà ‘il velo di Maya’, mostrando la realtà per quella che effettivamente è e svelando la grande menzogna. Le persone sono invischiate all’interno di una trama, abilmente intessuta e penetrata nelle fibre e credono ‘libere e consapevoli’ decisioni che, invece, sono il frutto di precetti, norme e contaminazioni inalateci sin dalla nascita e ‘comunemente’ accettate. In famiglia, a scuola o in Chiesa ci insegnano cosa è giusto e cosa non lo è; quali atteggiamenti sono decorosi e da perseguire e quali non lo sono. Ma l’accettazione non avviene come conseguenza di una ‘presa di coscienza’. Essa corrisponde, piuttosto, a un ipocrita ‘comune sentire’ che omologa le scelte, appiattisce le idee e globalizza, collettivizzandoli, i comportamenti individuali. All’interno di questa società non c’è, dunque, spazio per le ‘variabili’: fermarsi e analizzare altre angolazioni, altre prospettive e altre possibilità è argomento da fannulloni e da drogati. Ciò che ‘sta bene’ è guardare avanti e procedere dritti, tutti ‘felicemente’ nella stessa direzione. A colui il quale scruterà il grande inganno, cercando di sottrarsi alla ‘morte cerebrale’ di una comunità a compartimenti stagni, così complessa ma così identica, l’unica via di fuga verrà vista nel celare il proprio nome. Il nome va preservato: è l’unico ‘bene’ che ci distingue dagli altri e ci rende unici. Rivoluzionario.
Regia: Raffaella Russo con la partecipazione di Davide Aloi Voci ed effetti sonori: Davide Aloi Recitazione: Carlo Strazza