Si tratta di un’interpretazione alquanto ‘libera’ degli ‘Spettri’ di Ibsen - il grande drammaturgo norvegese - messa a punto dalla compagnia ‘Il picchio’ che, tuttavia, di spettrale non possiede, o non dimostra, un granché e che, a malapena, riesce a rappresentare il disastro familiare di una madre e un figlio costretti a ripercorrere il controverso rapporto con un ‘marito-padre’ oppressivo e crudele. Che l’opera rimanga a mezza strada tra la rappresentazione della fine di un ciclo familiare e un nuovo difficile inizio senza fornire ulteriori indicazioni di sorta è un fatto voluto; il risultato di un’interpretazione accademica da parte dei due interpreti, Alessandra Mirra e Renato Avallone, assai meno, soprattutto al cospetto di un copione liberamente riadattato. Una sufficienza ‘stiracchiata’.