Una ragazza all’apparenza ingenua, tra un sorriso e un gridolino di rabbia, racconta la sua quotidianità. Gioie e dispiaceri di una giovane come ce ne sono tante. Dietro un’apparente normalità, fatta anche di situazioni difficili da ‘digerire’, si può celare una vendetta messa in atto proprio da chi meno te lo aspetti. E così, dopo un inizio di vita ‘vera’ vissuta tra i primi cortei di protesta, segue l’assunzione in una fabbrica che la risucchia nella ‘mediocrità’ della vita di operaia. Nel lento e uguale scorrere delle giornate, la protagonista sembra aver individuato una sua dimensione. Quell’ identificarsi tra esseri ‘medi’, membri di una grande famiglia, le regala soddisfazione. Il dubbio che si celi dell’ironia, però, è forte. Come se in realtà sotto covasse ancora dei sentimenti contrapposti, una rabbia rimasta inesplosa dai tempi dei cortei di protesta. Il vaso di Pandora si apre quando la fabbrica chiude e lei, come gli altri membri della ‘famiglia’ perdono il lavoro. Il gesto che compie nel finale di incendiare il proprio corpo cospargendolo di benzina dinnanzi ai capi, è l’estremo atto disperato con cui manda in fumo i propri legittimi sogni. Un futuro che non riesce a vedere perché qualcun altro ha preso delle decisioni per lei. Una storia di denuncia forte, di perdita di lavoro, disperazione sociale portata al limite. Una riflessione di come certe ‘macro’ dinamiche possano insinuarsi nelle ‘micro’ storie quotidiane, disfacendole. E di come, all’interno dell’apparente normalità, se portata allo sconquasso, possano ergersi degli ‘eroi’ del nostro tempo di crisi. Eroi? O miserabili? “La felicità è come un filo sottilissimo. Basta un niente e ti ritrovi col culo per terra”. Al pubblico l’ardua sentenza. Attuale, sottilmente ironico, una denuncia di un degrado che passa spesso inosservato, pur se conosciuto alle cronache.
Una produzione BailàmmeTeatro
Di Simone Ranucci
Regia di Simone Ranucci e Virginia Vassura
Con Virginia Vassura