Si tratta del tentativo di attualizzare Charles Bukowski riproponendolo in ‘salsa’ moderna, al fine di immergerlo in una critica a un mondo del precariato giovanile che fagocita l’universo delle nuove generazioni, trasformando ogni speranza di realizzazione individuale, professionale o artistica in vite ‘maledette’, costrette e muoversi sul palcoscenico di una società che di poesia, arte e cultura non sa più cosa farsene. Lo spunto è interessante, il risultato un po’ meno: la recitazione dei due protagonisti, interpretati da Elisa Campoverde e Marco Ottolini, appare scarsamente ‘diaframmatica’, con qualche limite di ‘dizione’, non sempre incisiva. Graziosi i ‘siparietti’ della Campoverde dedicati all’erotismo telefonico, significativamente inseriti al fine di rappresentare quelle tendenze ‘onanistiche’ della società odierna che, oltre a svuotare la sessualità di ogni funzione di ‘chiave di avvio’ dei rapporti umani, costringono i giovani a isolarsi ulteriormente, dirigendoli verso la sterilità morale, l’incomunicabilità e forme di consumismo fini a se stesse, perfino in campo erotico. Qualche buona idea, insomma, ci sarebbe. Insieme a una corretta e ben individuabile critica nei confronti di una società ‘mordi e fuggi’, che non lascia ai giovani alcuna effettiva progettualità di vita, nessuna possibilità di crescita concreta. Tuttavia, l’impressione finale rimane quella di un lavoro da rivedere e ampliare ulteriormente.