Pienamente inserito nel solco più trasgressivo del teatro ‘Fringe style’, questo spettacolo offre una panoramica sul mondo dei ‘Glory hole’, locali in cui si pratica sesso orale garantendo l’anonimato delle persone. Il protagonista vi si reca nella speranza di recuperare il rapporto amoroso col proprio compagno, frequentatore di ambienti ‘hard’. Scoprirà a sue spese che non si può mai sapere cosa può accadere al di là di un buco situato su una parete. L’idea è originale e coraggiosa, poiché apre uno sguardo su un sottobosco di personaggi e mondi notturni praticamente sconosciuti alla platea italiana, la quale intorno alle tematiche inerenti la libertà sessuale, viene mantenuto nei consueti recinti dell’ipocrisia cattolica. L’approccio proposto della compagnia Ariete è, tutto sommato, sensibile e ‘pulito’, funzionale a far comprendere come la libertà di orientamento sessuale non sia affatto in conflitto con la profondità e la sincerità dei sentimenti tra due persone che si vogliono bene. Non si tratta di una stravagante dissociazione ‘gay’ tra sesso esercitato per puro divertimento ed erotismo praticato con amore autentico, secondo i canoni tradizionali imposti dal perbenismo moralistico della società. Al contrario, la rappresentazione offre un interessante punto di vista d’avanguardia - almeno per l’Italia, che certe cose tende a nasconderle sotto al ‘tappeto’… - sul tema di un erotismo più libero e ‘praticabile’, poiché nel mondo esistono deviazioni, egoismi e forme di sopraffazione e possesso tra le persone capaci di arrivare sino alla violenza psicologica e alla tortura fisica. Derive moralmente assai peggiori rispetto a una sessualità più libera e ‘sana’, affrancata da quelle convenzioni repressive che continuano a considerarla come un’attività condannabile e ‘sporca’. Lo spettacolo si chiude piuttosto repentinamente con un finale forse troppo ‘asciutto’, che interrompe all’improvviso il buon ritmo della messa in scena. Migliorabile.