Il sangue è una sottile linea rossa nel cui segno può capitare che qualcuno si riunisca, come in un gruppo. Come quello imprecisato di alcuni terroristi senza nome che sequestrano una donna, anch’ella senza nome. L’individualità che si perde dentro una collettività, l’’io’ che diventa un ‘noi’, è la chiave di accesso a un odio viscerale verso l’altro che altrimenti non troverebbe spiegazioni. Quando il singolo uccide, nella realtà è il gruppo a farlo. In questa logica dell’ io che non è nessuno, ma è solo un noi, si regge tutto il sistema distorto con cui viene organizzato il sequestro e da cui scaturisce un dialogo contraddittorio che porta avanti la storia fino all’estremo atto finale. In nome di un protagonismo, il gruppo opprime il singolo. Ma “Che cosa è "noi"? Che faccia ha?” e, soprattutto, “Di che colore è il suo sangue?”. Sono tanti gli interrogativi che questo spettacolo riesce a suscitare. Attraverso la storia di un sequestro, vissuta tra il grottesco, il puro realismo e momenti splatter, si scontrano due visioni del mondo (la sequestrata e i suoi sequestratori). È possibile una riconciliazione? La relazione che la donna instaura con una bambina, parrebbe lasciare una speranza. Sul tragico epilogo, però, pendono molte perplessità. L’efficacia dello spettacolo sta proprio nel mettere in moto una girandola di dubbi. Da segnalare che il testo è tratto dalla pièce ‘La Sangre’ di Sergi Belbel, drammaturgo spagnolo, tra le figure emergenti più importanti del teatro iberico. Grazie a ‘Il sangue’ di Brunilde Maffucci ora è possibile conoscerlo anche in Italia. Inquisitorio, crudo, razionale e pieno di spunti di idealismo filosofico. Da vedere.
Di Sergi Belbel
Traduzione di Valentina Martino Ghiglia
Regia di Brunilde Maffucci
Assistente alla regia: Giuliano Molle
Con: Sara Morelli, Francesca De Felice, Sebina Montagno, Demian Aprea, Dino Galdì, Giulia Delicato, Lavinia Origoni