Sotto la regia di Daria Veronese, Massimo Mirani resuscita Pier Paolo Pasolini. E ce lo mostra non più come uno scrittore, romanziere e saggista amante dello scandalo e delle provocazioni, ma come un vero e proprio progenitore della cultura progressista italiana. Un Pasolini più saggio e coi capelli bianchi, “perché si invecchia anche nell’aldilà”, specifica l’attore. Il monologo ripercorre la vita del grande poeta e intellettuale friulano: il dolore per la morte del fratello, l’amore per sua madre, la profondissima fede cattolica che si trasforma in un marxismo disperato, in una ricerca ossessiva del vero e del giusto immersa in quell’afflato mistico che ne ha caratterizzato l’intera produzione letteraria. Poi, seguono le citazioni dagli ‘scritti corsari’, le polemiche con il movimento studentesco del ’68, la devastante deturpazione urbana di Roma e la degradazione antropologica verso cui gli italiani vengono condotti sulla base di un consumismo ‘sviluppista’, basato unicamente sull’esaltazione dei beni voluttuari a scapito di quelli primari e culturali. Si tratta, dunque, di uno spettacolo importante, che ricostruisce il percorso storico dell’Italia stessa durante la sua discesa nell’inferno di oggi. Quell’inferno che Pasolini aveva profetizzato per primo, in totale e assoluto isolamento contro tutto e tutti: la Chiesa, il Pci, la nuova generazione di ‘capelloni’ che stava avanzando. Il punto di vista di un coltissimo romanziere, uno dei pochi che oggi contano veramente, finalizzato a ricordare il suo disperato tentativo di avvertici tutti di come si stesse scivolando verso una società priva di valori, sempre più immersa in un ‘vuotismo’ totale e devastante. Un ottimo spettacolo, meritevole di essere menzionato e valorizzato.
CAPSA Service. Di Massimo Mirani Daria Veronese. Regia di Daria Veronese. Con Massimo Mirani