La nostra esistenza è un susseguirsi di piccoli eventi, speranze, sogni e gesti. Immaginate che ci sia qualcuno che non si accontenti di interpretare dei ‘semplici’ gesti quotidiani come ‘aridi’, sterili e casuali avvicendamenti di episodi. Immaginate una giovane donna che, cercando il significato recondito delle cose, ‘dietro’ ciascuno di essi ‘vede’ legami o parallelismi con l’interpretazione degli avvenimenti della propria esistenza. Se avete immaginato tutto questo, allora siete pronti a ‘calarvi’ nell’anima e nello spirito di ‘Ode to the Owl’, lo spettacolo della giovane artista Emma Allegretti, che ha deciso di raccontare attraverso il teatro una specialissima esperienza personale. Raccontare per dare verità ai fatti vissuti. I quali, altrimenti, rischierebbero di fluire nel surreale. Condividere per rendere reali emozioni e sentimenti. La scelta scenografica di disporre il pubblico sul palcoscenico, manifesta un desiderio di intimità. Vengono abbattute le barriere e le distanze: lo spettatore assiste ‘da dentro’. A terra gli elementi della narrazione: candele poste in semicerchio, una vasca e un secchiello pieni d’acqua, un cuscino di piume e un barattolo pieno di miele. Sembra un rituale sacro. E per l’artista, che sta per raccontarci il sensazionale incontro con un gufo e che nell’evolversi della rappresentazione svelerà di credere nei segnali del destino e di trarre forza dalle ‘scommesse’ con lui vinte, è proprio così. Ad uno ad uno, infatti, lava le mani a tutti i presenti. Per poi assumere le sembianze del volatile che le apparve in un momento di smarrimento della sua vita. Evento che interpretò come segnale positivo del destino. Nella conclusione, omaggiando gli spettatori di un pugno di piume, auspica a tutti di ‘trovare’ il proprio gufo. Un’esperienza di teatro sperimentale intensa e suggestiva e che, nonostante il diffuso alone di magia, poteva essere meglio curata. Soprattutto nel testo del monologo, troppo discorsivo, privo di drammaturgia. Surreale.
Di e con Emma Allegretti