Quattro impiegati di un’agenzia pubblicitaria sono oppressi da un ‘capo’ irascibile e pazzo, che li spinge a produrre campagne pubblicitarie a ritmi ossessivo-compulsivi. Il testo appare estremizzato nel suo voler essere a tutti i costi politicamente scorretto, ma alcune tematiche sono ben espresse e la ‘diagnosi’, tutto sommato, è centrata. Il mondo viene diviso in due parti: quella di coloro per cui non cambia mai nulla e quella di chi è consapevole che tutto è ‘in itinere’, che la società si trasforma giorno dopo giorno. In peggio, purtroppo. Il fallimento di una campagna assurda, imposta da un cliente esigente, che pretende di vendere un prodotto alimentare ‘iper-differenziato’, porta il dirigente a perdere il posto e a diventare un barbone. Ma pur essendo finito in rovina, il suo punto di vista diviene all’improvviso assai più lucido: i suoi antichi sottoposti lo hanno amato e idolatrato solo per opportunismo, nascondendogli difetti e problematiche private che, invece, avrebbero potuto indirizzare la collaborazione del gruppo su un più corretto sentiero di solidarietà sociologica e umana. Invece, credendosi al riparo dell’ottantunesimo piano di un grattacielo newyorkese, questo ‘team’ di lavoro finisce col rimanere ingabbiato dalle quelle logiche di ‘disumanizzazione’ che generano un vero e proprio scollamento dalla realtà per ogni singolo individuo. L’individualismo sfrenato e il mito della produttività sono solo un modo pauroso di voltare il proprio sguardo da un'altra parte e far finta di non vedere la propria vita privata distrutta o, praticamente, inesistente. L’analisi, ribadiamo, appare corretta. Così come validi sono gli spunti sociologici inseriti dall’autore del testo, Alessandro Timpano. Forse, si tratta di un punto di vista piuttosto ‘italiano’, poiché i sistemi produttivi e il modo di fare azienda degli altri Paesi sono maggiormente dotati di ‘correttivi’ e meno tendenti a determinate ‘distorsioni’. In ogni caso, va dato atto agli attori Giovanni Luca Follo, Elena Scalet, Francesco Modugno, Andrea Rinaldi e Alberto Zambelli, di essere riusciti a rendere al meglio una realtà occupazionale, soprattutto giovanile, devastante e totalmente precaria, in cui gli estremismi si contrappongono di continuo ad altri estremismi, senza alcuna via di mezzo. Molto bravi.
Di Alessandro Timpano. Regia di Gipo Gurrado.
Con: Elena Scalet, Giovanni Luca Follo, Francesco Modugno, Andrea Rinaldi, Alberto Zambelli.