Si tratta di un monologo di Daniele Coscarella bene inquadrato in questa fase storica della società italiana. Il protagonista è il tipico giovane che ha cercato di rispettare tutte le convenzioni che gli erano state imposte - scuola, fidanzamento, lavoro - ma all’improvviso il meccanismo si rompe: un evento traumatico lo porta e perdere la memoria e a cercare di recuperare la propria identità. Quest’ultima, però, non risulta affatto quella confezionata dal mondo esterno, bensì riprende senso e significato attraverso ricordi e passioni che si scoprono personali, soggettive, individuali. Il tema è interessante e assai complesso, non affrontato con completezza da questo lavoro, che finisce con l’esaltare momenti e impressioni momentanee rispetto a quelle azioni, scelte e decisioni che indirizzano veramente la vita di un uomo. Il risultato è quello di un giovane che sembra aver paura di approdare all’età adulta, che tende a rifuggire le responsabilità giustificandosi dietro una cultura libertaria che diventa un alibi: giusta la diagnosi di una società che tende a rendere ‘singoli’ molti giovani portandoli sino all’isolamento, a causa della propria incapacità di riuscire a valorizzare meriti e interessi reali; sbagliata la terapia di una riappacificazione che ricade nella mera nostalgia dei ricordi senza cercare nuove soluzioni realmente concrete, anche e soprattutto in termini sociali. Nulla impedisce la correzione di quei modelli in grado di rilanciare un nuovo senso etico collettivo, generazionale, o quanto meno ‘gruppuscolare’. La società liberale pone i diritti e le libertà del singolo come proprio principio, ma è finalizzata alla collaborazione organizzativa tra individui all’interno della società stessa. Un certo pacifismo fine a se stesso non appare la risposta convincente. Contraddittorio.
Di e con Daniele Coscarella. Regia di Pascal La Delfa