“A teatro non ci sono soldati”. Così insegna la mamma di due ragazzi autistici napoletani deportati verso i campi di concentramento nazisti per il loro ‘status’ di “razza inferiore”, secondo quanto teorizzato dalla discutibile ideologia di Adolf Hitler e del suo ‘Mein Kampf’. Ma durante il viaggio, i due giovani e la loro madre si dimostrato tutt’altro che persone di serie ‘B’, bensì degli artisti autentici, capaci di esorcizzare i demoni della guerra, della paura e della violenza proprio grazie alla grande forza espressiva del teatro. Il viaggio verso la Germania su un vagone merci diviene, dunque, un improvvisato palcoscenico in cui vengono presentati brani ed episodi della più alta commedia napoletana, da De Filippo e Viviani, a dimostrazione della superiorità morale della cultura e della leggerezza ‘poetica’ del teatro rispetto alle ideologie totalitarie più barbariche, deterministe e criminali. Buono.