Keith Haring, quello degli omini sulla metropolitana. Artista pop o imbrattatore? Lo spettacolo ripropone il dilemma legato all’artista scomparso nel ’90. Siamo in pieni anni '80, la carriera di Haring è ormai iniziata, passando dalla strada ai salotti che contano. Parlare di questo writer statunitense significa compiere sempre un’opera di semplificazione, che passa attraverso le immagini di quegli omini che ci ha lasciato. Keith è i suoi disegni, il suo tratto semplice e intuitivo. In altre parole, un’icona pop. Ma chi era veramente l’uomo che associamo soltanto alla sua arte? Sul palco Keith e gli altri personaggi (travestiti per l'occasione nei suoi famosi pupazzi), ripercorrono alcuni momenti di vita del protagonista e non solo. Giocando con alcune pose, emulano sulla scena molte delle sue opere. Non si lesina neppure sull'aspetto sessuale. Nella sua vita/carriera Haring ha avuto modo di incontrare molti uomini. Una vita scandita tra gin lemon in discoteca, arte, sesso e desiderio di essere ovunque. Lasciare il 'segno' dappertutto. E in quel turbinio degli anni '80 raggiungere l'apprezzamento della massa. Un pregio dello spettacolo è proprio quello di riproporre al pubblico un periodo dell'arte moderna noto ai più se non per sommi capi. Si riscopre così un momento ben preciso in cui l'arte diventa consumo di massa. Madonna cantava 'Like a Virgin', Warhol riproduceva in serie i suoi oggetti, e Keith graffitava i suoi omini. Tutti e tre grandi amici, ma resta comunque la solitudine dell'artista, trascinato a volte nel caos del Paradise Garage, luogo cult di quel periodo, che diventa la summa di tutti gli eccessi. Nel bene e nel male l'arte è transitata da lì, attraverso i suoi autori. Qualcuno, più di uno, è rimasto vittima dell'HIV, ma la sua arte gli è sopravvissuta. Keith Haring è morto, ma tutti ancora oggi riconoscono i suoi omini della metropolitana. Chi sia stato veramente, rimane una questione racchiusa nei tanti titoli delle sue opere: “Untitled”. Uno spettacolo scorrevole, ‘leggero’ proprio come era stato definito l’artista, con in sottotraccia un discorso di impegno sociale da tenere sott’occhio.
Teatro Jump. Regia di Valentina Papis e Saverio Trovato. Con Matteo Bertuetti, Valentina Papis, Fabio Bergamaschi, Saverio Trovato