Giovanni Giudice e Mariano Riccio portano in scena lo sgomento che proverà l’individuo meschino, bugiardo e ipocrita se, nella sua strada, si imbatterà con il ‘Male’ supremo. Una rappresentazione al limite del reale, che ha il merito di far riflettere sul come l’inconsapevolezza del ‘chi’ realmente ci troviamo di fronte, potrebbe essere determinante per la salvezza della nostra stessa vita. La storia di un ‘predicatore oscuro’, un punitore ‘ghiotto’ di peccatori che attira a sé le sue vittime. Le sue ‘armi’ sono affilate, convincenti e invisibili: come non fidarsi, infatti, della sua gentilezza e disponibilità. Come non credere al suo smagliante sorriso. Come non cedere alle sue suadenti parole e alle colte citazioni poetiche. E come non restare affascinati dalla sua educazione e dal suo innegabile perbenismo. Per non parlare dell’eccessivo altruismo con cui aiuta il giovane ragazzo romeno che, avvicinatosi solo per chiedere l’elemosina, viene colmato da una serie di inaspettate attenzioni da parte del ‘gentilissimo signore’. Ma si sa: il diavolo è tentatore. Ci lusinga e ci accarezza. E mentre pian piano ci abbandoniamo alla dolcezza delle sue promesse, sta già pregustando il momento in cui si impossesserà della nostra anima. Non è possibile mentirgli. Non è possibile sfuggirgli. La sola certezza è che dalle grinfie del male non c’è salvezza: si resterà per sempre suoi prigionieri. ‘Zitto’ è uno spettacolo che riesce realmente a suscitare ‘ansia’: si impossessa della scena attraverso la teatralità delle note di un pianoforte, che sembrano ‘uscir fuori’ direttamente dall’oltretomba. Mediante la voce ‘profonda’ e spettrale del terribile uomo misterioso. Così come molta parte in tal senso è affidata al ribaltamento dei ruoli che, improvvisamente, trasformano il cattivo (il romeno bugiardo che spera di ‘fregare’ il prossimo) in vittima. E la vittima (il gentilissimo signore) in carnefice crudele, spudorato e senza scrupoli. Nemmeno le loro morti metteranno ‘a tacere’ il male: esso torna e si ripresenta. Sempre. Buona la recitazione e l’interpretazione del testo da parte dei due attori in scena. Un horror inquietante, per gli amanti del genere.
CAPSA Service. Di Giovanni Giudice, Mariano Riccio, Daria Veronese. Regia di Daria Veronese. Con Giovanni Giudice e Mariano Riccio