Due donne e il problema del suicidio. Come farlo? Troppo tempo a indugiare. Una voce fuori campo dà l’impressione di un sistema che ci controlla, che ci esautora dall’essere noi stessi. Quante possibilità ci sono che la vita abbia un senso? Quando scopri che non c'è, allora prepari una valigia con un piano. Dentro c’è quello che serve per farla finita. Chiunque però vorrebbe morire senza dolore. Come fare? Essere ‘qui’, ora, perché? “In questa solitudine di articolazioni”, anche l’estremo atto del suicidio diventa difficile. Le due donne sono sole, ma allo stesso tempo si cercano, hanno bisogno l’una dell’altra, di una complice, di una testimone di quanto dovrà avvenire. Il problema di fondo è proprio la solitudine. La necessità maggiore, forse, sarebbe quella di avere un vissuto degno di essere raccontato, un destino che quindi si concluda con qualcuno che possa esserne il testimone. A quella espressione così imperativa, categorica, “essere qui”, che tira direttamente in ballo l’esistenza terrena, non sembra esserci una controparte idonea a supportare le convinzioni che in essa sono contenute. Semplicemente non c’è traccia di vita, intesa come volontà di vivere, di esserci, ma solo piccoli segni tracciati in modo interrotto.
Uno spettacolo ‘faticoso’, che trascina lo spettatore nel gorgo nero dell’anima in maniera affannosa.
Be here
Palco C - 14 giugno h. 23,30 - 16 giugno h. 20,30 - 19 giugno h. 22,00
Essere qui ora, perché? Nessuna risposta. Solo tracce sui muri, testimonianze di esistenze che sfumano. Due donne, un parcheggio deserto. Tutte le traiettorie si allineano su un’unica destinazione: il rifiuto. Sono randagie che non hanno imparato a vivere in branco. La sfida è conquistare la libertà di spendere gli eccessi della propria natura attraverso un tuffo nel vuoto: il suicidio. La città è fatta di schermi su cui si leggono confuse testimonianze di altri ‘randagi’. Parole consumate, allarmi, come sensori di parcheggio ci dicono che toccarsi è scontrarsi. Occorre mantenere la distanza di sicurezza. Siamo un esercito di mani immobili, che non si tendono verso nessuno, non si riempiono, non sperano più.
Interpreti: Claudia Salvatore, Barbara Caridi - Compagnia Malware
GENERE: performance teatrale