Tre maschere, tre personaggi, un unico attore in scena: Simone Fraschetti. 'Bestiario' scritto da Luna T. Sveva Testori diretto da Klaus Kurtz è uno spettacolo già vincitore del Castelbuono Teatro Festival 2011. L'attore si presenta nelle vesti prima del Lupo, poi dell'Aquila e infine del Drago e regge tutto lo spettacolo calcando sulle particolarità simboliche dei tre personaggi. La performance si divide in tre parti, ogni personaggio dà voce alla sua verità, con una personale visione del mondo. Cosa accomuna le tre maschere? Sono tutte bestie con sembianze umane, il lupo indossa un completo bianco e il volto è coperto dalla maschera dello Zanni, il servo affamato della Commedia. Il Lupo simboleggia il potere della società, spietato, famelico e crudele, come accade all'animale che per sopravvivenza attacca e sbrana le sue prede, è la fame, il processo di una catena alimentare necessaria ad indurlo a questo comportamento, si mischia al branco per opportunismo, ma è solitario per vocazione. Il personaggio si esprime in un romanesco ironico, che diverte e allo stesso tempo ci porta a riflettere, ricorda seppur con un fine diverso un Rugantino che si vanta e giustifica le sue azioni. Uno è quello che mangia, allora il lupo mangiando le pecore, diventa pecora? No, è lupo e in quanto lupo rimane tale. La seconda bestia in ordine di interpretazione è l'Aquila, che governa le sorti dell'umanità portando in cielo le sue prede per poi farle precipitare contro le rocce. L' Aquila rappresenta il potere religioso nelle sue ambiguità, tra false illusioni e speranze. Colpiscono la tiara dorata e la maschera androgina indossate da Fraschetti, i costumi danno il giusto valore al personaggio portato in scena. Vanità, lussuria, risultano in questo caso evidenti grazie a questi elementi.
L'ultimo animale è il Drago, l'attore è vestito con un kimono nero, sul volto la maschera bianca e rossa del teatro Kabuki. Il Drago rappresenta il potere politico e militare, che si impone e insegna l'arte della guerra. La prima guerra in assoluto è la vita, nell'accoppiamento è chiaro che si attiva una spietata lotta per arrivare alla fecondazione e alla vita stessa. Ecco allora il dominio incontrollato di uno sui propri simili, l'esempio calzante della lotta per l'esistenza, un concetto che parte dal darwinismo sociale. E' singolare il gesto simbolico che chiude la pièce con il ventaglio che viene sfilato dalla sua impalcatura e si trasforma in puro sangue sulla fronte e sul volto dell'interprete, che si accascia definitivamente al suolo.
E' uno spettacolo senza filtri 'Bestiario', c'è un lavoro profondo nel linguaggio e nel simbolismo antropomorfo, che si rifà ad una tradizione favolistica improntata da Esopo a La Fontaine, è una sperimentazione che lascia intuire la voglia di affontare tematiche già note, ma pur sempre attuali in una chiave diversa, con una teatralità satirica.
Le tre maschere corrispondono a tre allegorie, lo spettatore non arriverà nell'immediato a comprendere cosa unisce le tre bestie e ad un certo punto si troverà disorientato, perchè il testo si fa man mano strutturato e la proiezione dei video prima dell'ingresso dei personaggi allontana il filo conduttore. Interessante comunque l'auto video-proiezione del terzo personaggio, una svolta registica con l'intenzione di portare a colloquio l'identità animale e l'identità umana in contemporanea, il dualismo tra chi domina e subisce. Il soliloquio per le tre maschere funziona, anche se non è di facile intuizione.
Bestiario
Palco B - 24 giugno h. 20,30 - 25 giugno h. 23,30 - 26 giugno h. 22,00
Tre Maschere si offrono al pubblico senza inibizioni o censure. Il Lupo rappresenta il potere economico, mai sazio, implacabile e spietato. Nel branco per opportunismo, solitario per vocazione. Sul volto ha la maschera dello Zanni, il servo affamato della commedia.
L’Aquila è il potere religioso, manipolatore di speranze. Gloria e povertà, casta lussuria. Sul capo una tiara dorata, sul volto una maschera androgina.
Il Drago è il potere politico e militare. Sovrano usurpatore abbattuto dai ribelli. Vestito di un nero kimono, sul viso è dipinta una maschera del teatro orientale.
Personaggi e storie della fine dei tempi. Le ultime parole di un’era, l’estremo banchetto in tempi di carestia. L’ultima arroganza prima del silenzio.
Testo: Luna T. Sveva Testori - Regia: Klaus Kurtz
Attore: Simone Fraschetti - Costumi: Lisa Rosamilia
Foto di scena: Pamela Adinolfi - Compagnia Pescatori di Poesia Teatro
GENERE: monologo satirico