La dissacrazione totale al limite del ‘borderline’, inteso come confine psichico tra la pazzia e la riflessione, è uno dei presupposti di quanto si rappresenta in questi giorni al Roma Fringe Festival 2016 di Villa Ada. Con lo spettacolo ‘Festival del suicidio’, in particolare, si dissacra la vita e la morte di poeti e letterati che hanno profuso parole per smuovere i sentimenti e il consenso di uomini 'gretti', che li hanno portati o costretti al suicidio. Le immagini iniziali di islamici fucilati dai propri fratelli musulmani danno l’avvio a questa lugubre kermesse di illustri suicidi del passato. Sul palco, i due presentatori: con parrucca bionda e riccioluta Alessandro Lori; di colore viola quella di Camilla Corsi. Lo spettacolo ricalca la struttura demente di un 'contest' alla ‘X Factor’, ma qui non c’è una vera e propria gara, bensì ciò che ‘scocca’ nella mente dei suicidi nel loro momento fatale. La competizione sta nell’arrivare prima nell’oltretomba. Sottolineiamo che i due interpreti sono bravi cantanti lirici e interpretano da soli tutti i ruoli. Ma andiamo a ricordare questi ‘giganti’ della letteratura mondiale, che in modi diversi hanno messo fine al loro 'male di vivere': Vladímir Vladímirovič Majakóvskij, colpo di pistola alla tempia; Alfonsina Storni Martignoni, suicida in mare; Vittorio Reta, un salto nel vuoto; Marina Ivanovna Cvetaeva, morta impiccata; Bernd Heinrich Wilhelm von Kleist, colpo di pistola alla testa; Anne Sexton, intossicatasi con il monossido di carbonio nel suo garage a Boston. Per concludere, Cesare Pavese, che con più di dieci bustine di sonnifero affrontò la morte non prima di aver scritto ‘Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950’: “Questo il consuntivo dell'anno non finito, che non finirò”. E il 18 agosto del 1950 chiuse il diario scrivendo: “Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più”. E si addormentò per sempre. La messa in scena è diretta da Matteo Lolli, mentre le video/immagini, comprese quelle ‘escrementizie’, pesantissime, sono state scelte da Salvatore Insana. Anche questo è un modo per prendere in giro l’arte con uno stile 'cialtrone' che pur segnalando, qua e là, alcuni momenti di buonumore e ilarità, supera in maniera molto ‘italiana’ quell’equilibrio a mezza strada tra stravaganza e ironia che il vero stile ‘Fringe’ pretende e difende. Esagerato.