Divertente, ironico, istrionico, dissacrante, imprevedibile, geniale. Questa è solo una parziale selezione di alcuni degli aggettivi che hanno accompagnato e fatto seguito alla visione de ‘La fanciulla con la cesta di frutta’, per la regia di Francesco Colombo, con Grazia Capraro, Marco Celli, Adalgisa Manfrida e Michele Ragno. La vicenda si svolge nella Galleria Borghese di Roma e ha per protagonista Mario Minniti, il modello che ha ispirato Caravaggio nella realizzazione del capolavoro ‘Fanciullo con cesto di frutta’. Ora, immaginate di essere nella galleria, circondati dai quadri e da opere d’arte millenarie che se ne stanno lì, immobili e immutabili, a ricambiare il vostro sguardo: e se le opere prendessero improvvisamente vita davanti a voi come nel film 'Una notte al museo'? E se iniziassero a muoversi, a parlare, a raccontare la loro vita e tutti i retroscena dell’opera stessa? Questo è quello che avviene nella ‘Galleria Borghese’ di notte, quando Mario Minniti si sveglia dal suo torpore prendendosela con il suo creatore, Caravaggio, il cui spirito è imprigionato nell’opera. Motivo del dibattito: se lui, il modello dell'opera, è il soggetto dell’arte, allora non è proprio egli stesso l’arte? E quindi: chi è l’opera? Chi è l’artista? Chi ammira il fanciullo, apprezza il genio dell’artista? O è l’opera d’arte stessa a essere l’artista? Che senso ha esser stato ritratto e immortalato? E come mai la gente che ammira il quadro non riesce a capire se il modello sia effettivamente un fanciullo o una fanciulla? Al dibattito si uniscono altre opere: il Cristo con gli angeli protagonisti de ‘Le stigmate’, opera seicentesca dello stesso Minniti, che interrogano il loro ‘padre’ sulla natura dell’esistenza. In particolare, Gesù Cristo è simpaticamente confuso su cui sia il suo vero padre: Dio o Minniti? Si aggiungono alla discussione il Van Gogh del celebre 'Autoritratto', insieme alla ‘Prima ballerina’ ritratta da Degas, alla ‘Ophelia’ di Millais e alla lapidaria e austera ‘Monna Lisa’ di Leonardo. Ogni opera si interroga sul proprio ruolo in un modi inaspettati e spassosi. Impossibile non perdersi nel surreale vortice di battute e riflessioni al limite dell’assurdo. Lo spettacolo è solidamente realizzato e magnificamente interpretato. Il ritmo è incalzante e porta a un finale che ‘chiosa’ perfettamente il messaggio nascosto nel divertimento della rappresentazione: che cos’è l’arte? L’unico modo in cui potrete trovare la risposta a questa domanda è guardare lo spettacolo e lasciarvi trascinare nel suo vortice irresistibile di divertimento. Molto bravi.
FOTO A CURA DI: ALESSANDRA NOTARO