Complesso lavoro di Francesca Romana Miceli Picardi mosso da una sincera e autonoma ricerca identitaria. Il testo risulta attraversato da nostalgie e contraddizioni che, ancora oggi, influenzano i comportamenti personali di un’artista dalle enormi potenzialità drammatiche. La Miceli Picardi non intende parlarci dei ‘fatti suoi’, ma abbozza un’analisi nel merito degli ‘eccessi’ che ogni personalità ancora in fase di maturazione incontra nell’interpretare fedelmente principi e valori appresi dalla propria educazione familiare e culturale. La ragazza risulta ancora troppo ingenua nel non accettare quelle forme di cinismo che, ormai, dominano la società attuale, segnalando la necessità di agire maggiormente in profondità rispetto a se stessa, al fine di riscoprire la propria sensibilità più autentica. Il conflitto identitario, sintetizzato anche dall’equazione matematica presente nel titolo di questo testo, ha il torto di non scegliere un margine di equilibrio preciso, bensì si limita a constatarne l’ampiezza, senza comprendere l’esigenza di dover restringere il campo per riuscire ad agire con maggiore incisività nella vita di tutti i giorni. Non basta sostituire le vecchie utopie marxiste con un generico laicismo di comodo. Così come serve a ben poco richiamarsi a una religiosità atavica, che rifiuta ogni ipotesi di Gesù 'alieno', denunciando appieno gli evidenti problemi di ‘sbandamento’ culturale che stanno avvenendo nelle due ‘ex-chiese’ filosofiche: quella cattolica e quella della ‘mistica sociale’ post-comunista. Nostalgie irriducibili nei confronti del passato, indubbie capacità recitative ed espressive nel presente, grande confusione nei riguardi del futuro: il nostro giudizio nei confronti di quest’artista non intende indulgere ulteriormente. La Miceli Picardi che ‘intravediamo’ noi è ben altra persona: una grandissima attrice drammatica che deve decidersi ad abbandonare quelle suggestioni che, ancora oggi, ella viva in compagnia di se stessa. Irrazionale.
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