Un monologo intelligente, recitato in maniera spigliata e con le giuste tempistiche da Chiara Becchimanzi: un’attrice spiritosa e di sicuro talento. Il testo presentato da questa simpatica artista ha generato un dibattito importante all’interno della redazione di ‘Periodico italiano magazine’, poiché ha sollevato il tema di un’esigenza culturale impellente per la società italiana: quella di un’educazione sentimentale e sessuale in grado di aiutare le giovani generazioni a decrittare meglio i numerosi ‘segni’ della vita adulta, in particolar modo quelli di non semplice o immediata decodificazione. Il punto di vista proposto dalla Becchimanzi è quello di una ragazza come tante, che proprio non ha avuto la fortuna di incontrare la persona ‘giusta’. Siamo completamente al suo fianco nell'assai opportuna ‘stroncatura’ del best-seller di Erika Leonard ’50 sfumature di grigio’, edito dalla casa editrice tedesca Bertelsmann, che descrive con linguaggio banale ed edulcorato una sessualità ‘Bdsm’ destinata soprattutto ad allargare il ‘target’ di mercato, anziché suggerire soluzioni praticabili di emancipazione femminile. Purtroppo, il lettore ‘medio’ italiano è uno ‘zuccone’ e, intorno a ciò, c’è ben poco da fare: lo sappiamo bene. Invece, sarebbe il caso di esplorare meglio il campo delle ‘ideologie omologative’, ovvero quello dei ‘modelli’ imposti da cinema, televisione e anche da un certo tipo di cultura di massa, al fine di difendere in maniera proficua se stessi e, più in generale, i nostri giovani durante la loro fase di crescita verso la vita adulta. Ciò vale sia per le donne, ancora oggi costrette negli angusti ambiti della sottomissione e degli atteggiamenti ‘dimessi’, ma anche per i ‘maschietti’, i quali vengono ‘formati’ attraverso una serie di repressioni che sfociano, quasi sempre, negli ‘sfizi’ pornografici, oppure verso la scelta, alquanto discutibile, di fidanzate ‘sante’ in pubblico, ma ‘pornostar’ in privato. Quest’ultimo, infatti, è soltanto uno dei percorsi di reciprocità sessuale, ma non l’unico, in un ‘territorio’ in cui dovrebbero esser prese maggiormente in considerazione anche le distinte compatibilità, le diverse esperienze soggettive e le eventuali affinità di coppia. Se le donne ‘soffrono’ quell’egoismo maschile che punta unicamente al godimento individuale, resta pur vero che esse stesse, in virtù dei condizionamenti che ricevono sin dall’infanzia, spesso si ‘autocondannano’ a rimanere nel ‘recinto’ delle ‘eterne Cenerentole’ al servizio del ‘Principe azzurro’ di turno. Insomma, il discorso della Becchimanzi non deve ideologizzarsi, ma dirigersi verso un obiettivo costruttivo e non ‘colpevolista’ nel rapporto tra ‘generi’, poiché ciò rischia solamente di portarci verso continui e inutili ‘tentativi’, incapaci di comprendere, per dirla con Ivano Fossati, “alcuna lezione”. In ogni caso, sinceri e sentiti complimenti a Chiara Becchimanzi per la propria gradevole e riuscita ‘performance’.