Con il termine di 'polline' (o microspora o granulo pollinico) si indica, in botanica, con riferimento alle piante che si riproducono attraverso un seme, l'insieme dei gametofiti maschili immaturi, che si presentano sotto forma di una polverina di colore 'giallastro'. La definizione di Wikipedia esprime perfettamente il concetto di amore secondo il testo scritto da Alessia Giovanna Matriciano e interpretato da Ilaria Giorgi e Francesco Guglielmi. Dal titolo alle magliette indossate dai protagonisti, il pubblico intuisce immediatamente che si è davanti a un concetto di coppia che travalica i problemi della vita a due, per esprimere una riflessione più profonda sul confronto tra due individualità profondamente diverse ma in fondo così tremendamente simili. Sul palco, vi è il trionfo della specularità, che si esplica nella messa in scena occupata da due semplici cubi specchiati e dall'abbigliamento identico dei due attori. Quest'ultimi sono vestiti con pantaloni neri e una maglietta bianca molto particolare, che si differenzia soltanto dal disegno degli attributi tipici dei due sessi. La dualità è similitudine e diversità allo stesso tempo: i due amanti sono la faccia della stessa medaglia nella loro affannosa ricerca di completezza e di rifiuto nei confronti del proprio corpo e del suo inevitabile cambiamento. Il disegno femminile del seno riporta al concetto stereotipato di una bellezza prosperosa e voluttuosa, mentre i muscoli addominali sulla maglietta di lui riportano al modello del 'palestrato', tutto muscoli e testosterone. È evidente la critica verso un concetto di bellezza imposto dalla società contemporanea, che ha portato a idealizzare modelli tipici dei corpi femminili e maschili. Ilaria e Francesco riescono a essere se stessi nei loro monologhi, in cui affrontano a cuore aperto le angosce e paure di individui inadatti, apparentemente, a essere amati, perché l'immaginario culturale e sociale sembra porre l'accento sulla corporeità rispetto alla spiritualità. Il monologo femminile colpisce molto per la capacità di ripercorrere con leggerezza la storia e lo sviluppo di una cultura e una società che ha standardizzato il concetto di femminilità nel tempo. Se nel Medioevo, la donna evitava di truccarsi per non privilegiare l'esteriorità rispetto ai valori spirituali, in altri secoli la cosmesi e la scelta dell'abbigliamento è finalizzata a produrre segnali sessuali, che non sono strettamente legati alla riproduzione. In questa continua riformulazione dei ruoli maschili e femminili sembrano ancora persistere le due immagini contrapposte di 'uomo cacciatore' da un lato e 'donna raccoglitrice' dall'altro. Il nodo si scioglie nel finale, dove la seduzione è associata a una riflessione sul concetto di peccato attraverso la metafora della mela e del verme in riferimento alla purezza violata e all'ardente desiderio sessuale. Alcune parti del testo sembrano tratteggiare l'immagine di una moderna Eva che cerca di resistere alle avance sessuali di un Adamo, in realtà profondamente insicuro e timoroso. Le tensioni, gli scontri e le passioni dei due personaggi sono in realtà dei gridi di aiuto che entrambi lanciano per colmare quel bisogno di completezza, chiamato Amore. Testo scorrevole e interpretazione ironica.
Pollini
A.G.M. (Rovereto, Terni)
di Alessia Giovanna Matrisciano
regia di Alessia Giovanna Matrisciano, con Ilaria Giorgi e Francesco Guglielmi - Multimedia Visual
La strana storia d'amore di un uomo e una donna inibiti, bloccati, sbagliati. Sbagliati rispetto agli stereotipi di genere che la società propina e che a loro non appartengono. Vorrebbe essere un canto di rivolta.
IN SCENA: Palco C: 19.30 mercoledì 30 agosto, Palco C: 22.30 giovedì 31 agosto, Palco C: 19.30 venerdì 1 settembre