‘Syrius’ è la storia di un viaggio, o meglio ‘del’ viaggio: quello intrapreso dalla protagonista (e unica attrice sul palco) per fuggire da un clima di tensione determinato da una società che non riconosce i suoi diritti. Rasha è una giovane ragazza siriana, un’attivista per la pace, che viene tradotta in carcere a seguito di una manifestazione. È proprio in occasione della sua cattività forzata che la donna decide, a malincuore, di lasciare la sua terra d’origine per cercare un Paese più libero che possa accoglierla. Rasha, però, non abbandona solo il suo Paese, ma anche la famiglia, gli affetti. La sua non è una scelta facile, ma coraggiosa, che accomuna molti giovani siriani di questi ultimi anni, i quali si sforzano di emanciparsi dal loro passato, con risultati non sempre felici. Se, infatti, la capitale della Siria, Damasco, è spesso apparsa come una città viva, sempre alla moda e parzialmente aperta all’occidente, non si può dire lo stesso della campagna siriana, dove la condizione femminile, in particolar modo, rimane ‘aggrappata’ a una tradizione che considera la donna inferiore all’uomo, escludendola da determinate attività e vincolandola alla cura della casa e della famiglia. Una condizione di subordinazione che interessa tutti gli aspetti della società. Rasha, in questo senso, rappresenta ‘l’altro volto’ della Siria: quello delle donne arabe anticonformiste, pronte a combattere per i loro ideali, anche a costo della vita. Donne pronte al sacrificio dell’abbandono dei loro affetti, per potersi sedere in un caffè anche semplicemente per riposarsi o per parlare di lavoro, proprio come le loro colleghe occidentali. La vicenda di Rasha è raccontata, in questa edizione romana del Roma Fringe Festival 2017, attraverso il genere della ‘performance art’, ove la narrazione si affida alla potenza gestuale del corpo, che si esprime attraverso la danza accompagnata dalla musica, per lo più araba. I movimenti della protagonista verbalizzano i suoi pensieri, che solo in alcuni, sporadici, momenti, vengono effettivamente descritti da una voce narrante esterna, la quale riporta - in maniera molto toccante – le parole scritte da Rasha ai suoi famigliari: un’ipotetica missiva in cui ella racconta e spiega le motivazioni della sua scelta, assieme alle varie tappe del suo difficile itinerario. La relativa brevità della performance rende tuttavia lo spettacolo efficace da un punto di vista narrativo, aiutando il pubblico a cogliere i momenti salienti del percorso della protagonista. Sebbene il racconto sia in gran parte affidato alla comunicazione non verbale, la rappresentazione appare lineare. E la trama è resa comprensibile da uno scheletro narrativo ben preciso, che non si lascia sopraffare dal dato emotivo del tema trattato. Buona la recitazione, coinvolgente il tema: politicamente impegnato.
Syrius
Rosebuds
Regia di: Karen Killeen
Syrius è la storia di Rasha, una giovane donna siriana costretta a lasciare il proprio Paese per trovare rifugio in Europa. La vicenda viene narrata attraverso il movimento e una colonna sonora che segue ogni fase del viaggio.
IN SCENA: Palco A: 21.00 mercoledì 13 settembre, Palco B 19.30 giovedì 14 settembre, Palco A: 21.00 venerdì 15 settembre
LE FOTO DEL PRESENTE SERVIZIO SONO DEL FOTOGRAFO SERGIO BATTISTA, PER GENTILE CONCESSIONE
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