Uno spettacolo a prima vista allegro e intrigante che a un certo punto prende una ‘piega’ più profonda e interessante, andando a scavare tra le logiche di dissimulazione sociale dell’Italia meridionale
Ave è il titolo dello spettacolo portato in scena al Roma Fringe Festival 2019 dalla compagnia napoletana ‘LunAzione’, per la regia di Eduardo Di Pietro. Un titolo che fa riferimento a una richiesta trascendente, che si manifesta con un sogno ricorrente perseguitando Cesare, un bravo parrucchiere di Santa Maria del Pozzo. L’inizio è allegro e coinvolgente, con quattro donne completamente rapite dalle capacità professionali, ma anche psicologiche, del bravo coiffeur, disponibile a svolgere un ruolo di sostegno delle proprie clienti, aiutandole ad affrontare le loro insicurezze. Tuttavia, Cesare a un certo punto comincia a manifestare uno stato di malessere. E ogni volta che cerca di esprimere ciò che gli sta capitando, nel suo laboratorio di parruccheria accade qualcosa di ‘strano’. Egli confessa alla propria consorte il sogno inquietante che lo perseguita: una strana figura femminile gli appare in sogno, presentandogli una richiesta di ‘pizzo mafioso’, da consegnare gettando una somma di danaro dentro al pozzo della località. Da qui in avanti, la vita quotidiana del paese risulta sconvolta. E lo stesso Cesare comincia ad avere comportamenti preoccupanti, oltre a non riuscire più a esercitare quella resa professionale che lo aveva reso popolare. Ogni personaggio della piccola comunità campana non riesce a incidere in alcun modo sul problema del protagonista, denunciando una scarsa disponibilità individuale che ci ha decisamente incuriosito e interessato. Ognuno sembra aver fondato una propria ‘scuola di pensiero’ attorno al problema di Cesare, senza aiutarlo realmente: una tematica antropologica tesa ad affrontare, in chiave metaforica, la profonda crisi sociale che sta attraversando il nostro Paese, avvolto tra i retaggi di un egoismo dissimulatorio di origine atavica, se non mistico-religiosa. Intrigante.