Un testo di Iris Basilicata sintetico e intelligente, apprezzabile esattamente per queste sue qualità: una piccola 'gemma' semplice e senza pretese basata su un'unica idea, ma ben realizzata e interessante
Cominciamo la nostra ‘carrellata’ di recensioni di questo Roma Fringe Festival 2019 con questo piccolo lavoro di Iris Basilicata, intitolato: ‘Candy: memorie di una lavatrice’. La giovane Giulia Gallone dà voce al popolare elettrodomestico, il quale ci racconta i segreti più reconditi di coloro che l’hanno acquistata, rinchiudendola in un capanno degli attrezzi del ragusano, nella Sicilia più infima e profonda. La Gallone è brava nel donare a una lavatrice idealista e un poco ingenua, che si ubriaca con l’ammorbidente, una personalità frizzante e leggera, pur rivelando fatti e ‘misfatti’ piuttosto ‘pesanti’. La recitazione è brillante, senza sbavature o vuoti di memoria. Inoltre, questo piccolo ‘gioiellino’ della Basilicata ha il pregio di essere corto: una caratteristica che non guasta, poiché si possono comunicare idee anche significative senza indugiare troppo, o disperdendosi tra aneddoti e cerchi concentrici. Aneddoti che non mancano, ma che risultano opportunamente trattati in maniera asciutta e intelligente: ha ragione la Gallone nel segnalarci, a fine spettacolo, la pregevole scrittura della Basilicata. Insomma, una piccola ‘gemma’, semplice e senza pretese, che tuttavia si è fatta apprezzare esattamente per queste sue qualità. La Gallone, infine, ha un volto interessante, che ne valorizza l’intensità recitativa in maniera convincente, riuscendo a farsi seguire dal pubblico grazie al magnetismo dei suoi splendidi occhi azzurri, che colpiscono anche se si è seduti in fondo alla sala. Uno spettacolo discreto, basato su una piccola ‘idea’ – quella, appunto, di dar voce a un elettrodomestico – ma ben realizzata e interessante.
NELLA FOTO: GIULIA GALLONE
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