Il meglio e il peggio della nostra modernità computerizzata, che ci costringe sempre più all’alienazione o alla più cruda dissociazione
Il monologo ‘Casella 17’ di Diana Ripiani ed Elisa Massari, interpretato dalla stessa Elisa Massari per la regia della medesima Diana Ripiani, ci racconta in maniera del tutto originale il peggio della nostra attuale modernità computerizzata e virtuale, che fa scadere l’individuo nella spersonalizzazione e nella dissociazione, fino all’estrema alienazione. Fornisce al pubblico uno spaccato delle nostre moderne società, con i suoi drammi più brutti. Ci conduce a riflettere sulla mancanza di lavoro, che fa nascere dalla crisi economica una nuova categoria sempre più disagiata e ormai a tutti nota: quella dei tanti giovani laureati disoccupati. Una categoria composta soprattutto da donne, come nel caso della protagonista di questo monologo. Un lavoro che ha il merito di fare informazione, sciorinando, tra una ‘casella’ e l’altra di questa sorta di ‘Gioco dell’oca’ a cui sono costrette le generazioni più giovani, una serie di dati e di statistiche allarmanti, insieme a una critica sociologica delle nostre coscienze, sempre più nascoste dietro un personal computer o che fanno abuso di tecnologia. Un piccolo compendio di informazioni e riflessioni sottilmente sociologiche con due protagoniste: Elisa Massari, che in carne e ossa rivela il proprio percorso professionale e di vita, che al tempo stesso ha dietro le spalle una sorta di ‘coscienza virtuale’ proiettata su uno schermo, nel disperato tentativo di ‘auto-guidarsi’ per gestire i problemi ormai cronici dei nostri ragazzi. L'artista, alla fine del dramma, finisce con l’impazzire, anche dopo aver utilizzato, infelicemente, tutte le ‘armi’, messe a sua disposizione, per affrontare una realtà completamente vuota. Oltre alla critica alla modernità tecnologica, proprio la tecnologia viene utilizzata per interagire con lo spettacolo: il video proiettato e una scultura umana composta di led colorati, che aiutano l’attrice nella messa in scena, danno un tocco di colore all’intera rappresentazione. Una scenografia fuori dal comune, utilizzata quasi come reazione alle ‘tinte spente’ di questi anni difficilissimi. Interessante.
NELLA FOTO: ELISA MASSARI
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