La poetica storia di un amore che ha bruciato le tappe, togliendo ossigeno al rapporto e con un finale sfortunato
Lo spettacolo ‘Il signor Dopodomani’ dello scrittore Domenico Loddo, interpretato dall’attore Stefano Cutrupi, per la regia di Roberto Bonaventura, proviene dalla produzione del ‘Teatro dei 3 mestieri’ di Messina. Si tratta di un monologo sull’amore recitato come “lo sproloquio di un condannato a vivere”. Nel suo rimestarsi all’interno del suo stesso dolore, l’attore narra la sua storia d’amore e di intensa passione. Lui è un uomo del sud, che e nato e che morirà al sud, mentre la bella Ada crudelmente lo ha lasciato con una sola cosa che le appartenga: una cassetta-audio in cui ha registrato tutti i ricordi della loro storia, insieme a un messaggio finale. Ada arriverà anche a tradirlo e definirà entrambi “la causa stessa del loro fallimento”, perché “non siamo stati capaci di sopportare la nostra stessa felicità e abbiamo finito col soffocarla”. Un amore che ha bruciato le tappe, quindi, togliendo ossigeno al rapporto, che non si è evoluto lasciando a ognuno i giusti spazi di autonomia: un rapporto che si è “mangiato da solo”, esaurendosi. Quasi alla fine della storia, Ada fissa un appuntamento “a dopodomani”. Lui si recherà all’incontro, ma senza riuscire a vederla. E solo alla fine dello spettacolo riuscirà ad ascoltare la fine della regisrazione, scoprendo che, proprio negli ultimissimi minuti, Ada aveva anticipato l’appuntamento al giorno prima, cambiando le ‘carte in tavola’ all’ultimo momento. Un finale sfortunato, per una coppia destinata a disfarsi e per un uomo che, solo dopo aver compreso di aver dato troppa importanza a una donna che non lo meritava, propone importanti e sane considerazioni sull’amore, sull’importanza di non trastullarsi nel crogiuolo di un inutile dolore, per lo meno non troppo a lungo. Quindi, egli ragiona sul fatto di dover ‘amputare’ quasi fisicamente l’altra da sé, per dare fine a un dolore inutile, che porta alla depressione, al male di vivere, quasi alla volontà di suicidio. Un monologo che non stanca, ben riuscito sia grazie alle capacità artistiche dell’attore, Stefano Cutrupi, con le sue doti di recitazione passionali molto forti, sia per il testo teatrale ideato da Domenico Loddo, che ha preferito l’accostamento delle parole del testo a continui intermezzi costituiti da alcune delle più belle canzoni d’autore italiane. Come, per esempio, in apertura del monologo, in cui viene fatta ascoltare al pubblico ‘Cogli la mia rosa d’amore’ di Rino Gaetano, quando Ada ricorda al protagonista i primi tempi, i più entusiasmanti, del loro amore. Oppure, quando al centro del monologo viene riprodotta la poetica ‘C’è tempo’ di Ivano Fossati, proprio nel momento della narrazione in cui Ada annuncia la fine della loro relazione. Infine, per citarne un’altra bellissima, lo spettacolo sfuma con ‘Amandoti’ di Giovanni Lindo Ferretti e il suo noto ritornello “amarti m’affatica…”, in cui viene racchiusa la stanchezza di un rapporto che ha costretto i due ragazzi a fare esercizio di autocritica, a scoprire la giusta natura di un rapporto più adulto, che avrebbe dovuto esser vissuto in una maniera più sana di come, purtroppo, hanno saputo far loro, sabotandolo e allontanandosi definitivamente. Poetico.
NELLA FOTO: STEFANO CUTRUPI
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