Uno spettacolo che affronta i temi familiari, generalmente considerati scomodi dalla società italiana, con la delicata regia di Chiara Aquaro e l’intensa recitazione di Antonio Orlando e Gabriel Montesi
L’affare Melghera appartiene a una trilogia di testi drammaturgici di Niccolò Matcovich, intitolata: ‘Il trittico delle tre bestie’. Si tratta, infatti, di 3 lavori che approfondiscono i rapporti familiari, i loro limiti e, al contempo, i loro drammi. In questo caso, siamo di fronte a due fratelli che si vogliono bene, ma che proprio non riescono ad andare oltre i rispettivi risentimenti. Incomprensioni derivanti da un rapporto logorato dal tempo, ormai carico di rancori. Il pretesto della vendita del cascinale, che fa dà uno sfondo ‘pasoliniano’ alla vicenda, scatena l’Io individualista dei due ragazzi, che si ritrovano in perenne competizione. La denuncia di fondo di questo lavoro, al di là delle paure e dei sensi di colpa rappresentati da un cane che abbaia in lontananza - probabilmente a segnalare l’esistenza di un Male che circonda di paure irrazionali la vita dei singoli individui - impedisce ai due giovani di rimuovere il passato, per provare a ricostruirsi un futuro. L’opera, portata in scena al Roma Fringe Festival 2019 dalla compagnia ‘Habitas’, ha dimostrato sensibilità nella regia di Chiara Aquaro, anche se l’espressività di Antonio Orlando ci ha convinti maggiormente rispetto a quella di Gabriel Montesi, prigioniero, probabilmente, di atteggiamenti rigidi e omologati, da ‘integrato’ che tenta di redimere il fratello, ormai tendente al ‘barbonismo’. Al termine della rappresentazione, emerge qualche nervosismo di troppo per una perfomance che, in ogni caso, si è dimostrata degna di nota, sebbene inserita in un contesto giocoso e ‘bizzarro’ come quello di un festival ‘Fringe’. Lo spettacolo è infatti cominciato con un certo ritardo, andando ad accavallarsi inevitabilmente con quello di un’altra compagnia: cose che capitano anche nelle migliori famiglie, tanto per restare in tema...
NELLA FOTO: ANTONIO ORLANDO E GABRIEL MONTESI