Visionariamente disorientante e profondamente catartico, i sei personaggi in scena non sono in cerca di un autore, bensì dell'amore e del tempo per viverlo
‘L'amore dietro ogni cosa’ è uno spettacolo tratto dall'omonimo libro di Simone Di Matteo, per la regia di Guido Del Vento, insignito del Premio per la Letteratura ‘Elsa Morante’. Si tratta di ‘teatro di movimento’, che mette in scena la parte più controversa dell'interiorità del protagonista, Simon, per rappresentare in modo dinamico e irreale il flusso di coscienza degli esseri umani. Simon è un quarantenne in coma e, in questa sua condizione, si trova ad affrontare i fantasmi del passato. In particolare, l'enorme vuoto affettivo dopo l'abbandono paterno in età adolescenziale, che condizionerà inevitabilmente tutte le sue relazioni affettive. Tra paure, ricordi, sofferenze e delusioni, i personaggi mettono in scena la nudità dell'animo e la continua lotta che deve affrontare l'uomo con se stesso. Un affascinante lavoro corale, in cui gli attori Alessandro Di Marco, Barbara Bricca, Cristina Colonnetti, Federico Maria Galante, Gabriele Planamente e Antonio De Stefano non si risparmiano fisicamente sul palco del Roma Fringe Festival, riuscendo a creare quel caos del non risolto, del non detto della vita quotidiana e dei sistemi complessi dell'esistenza umana. "Il tempo salva l'amore e l'amore salva il cuore", recita Simon, snocciolando i termini della questione, in cui i nodi fondamentali sono due: l'amore e il tempo. Gli accenti comici e grotteschi e i famosi ritornelli di alcune canzoni italiane alleggeriscono il disagio e la sofferenza del protagonista, trasportando al contempo lo spettatore verso un mondo irreale per spazio e tempo. Tutti questi espedienti narrativi, accompagnati da citazioni auliche come la famosa locuzione latina "amor vincit omnia" di Publio Virgilio Marone, svelano progressivamente le gabbie della memoria che relegano "l'amore per la vita" a valore residuo. Per l'intera rappresentazione, i personaggi si comportano come funamboli, clown, pagliacci, cercando in tutti i modi di evadere dal tempo prigioniero, che li costringe a confrontarsi ripetutamente con l'Io e i suoi ricordi, fino alla resa definitiva, all'amore per la vita. L'affresco narrativo creato da Simone Di Matteo presenta i fatti come un qualcosa che la memoria cancella e l'amore è l'unica risposta all'inesistenza del tempo. Alla fine, tornano alla mente alcuni versi del poeta Antonino Massimo Rugolo: "E l’amore guardò il tempo e rise. Un sorriso lieve come un sospiro, come l’ironia di un batter di ciglio, come il sussurro di una verità scontata. Perché sapeva di non averne bisogno...". Uno spettacolo per il Fringe, ma oltre il Fringe stesso. Una messa in scena di livelli e di livello: vorticosamente emozionante.
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