Una perfomance leggera e divertente, ma solo in apparenza: l’avvento del nuovo millennio e della globalizzazione ha comportato troppe storie di fallimenti che si assomigliano, in un Paese dove, anche se si è animati da buona volontà e grande onestà, si viene ‘ammazzati’ comunque
La compagnia milanese ‘Teatri reagenti’ porta in scena questo spettacolo, ‘Le sorelle Prosciutti’, scritto e interpretato da Francesca Grisenti ed Eva Martucci con l’aiuto di Massimo Donadi, che ne è anche il regista. La Grisenti e la Martucci, in scena sono molto simpatiche, riuscendo a raccontare con leggerezza la vicenda familiare di due sorelle legate indissolubimente all’azienda di famiglia, che produce i prosciutti di Parma e li esporta, per interi decenni, in tutto il mondo. Tra ricordi e flashback divertenti, le due attrici descrivono la storia di un’azienda che assomiglia molto a quella di tante altre imprese mandate a ‘gambe per aria’ dalla globalizzazione. E infatti, con l’arrivo del nuovo millennio, alle due ragazze crolla il mondo addosso. Vi è indubbiamente una cesura, una frattura ben precisa, tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso e il nuovo millennio, che ha desertificato molti settori i quali, invece, erano sanissimi e che risultavano essere la nostra vera ‘spina dorsale’ industriale e produttiva. La segnalazione è meritevole: è accaduto qualcosa, a un certo punto, perché troppe vicende di fallimenti, chiusure e licenziamenti avvenuti nei primi anni duemila si assomigliano troppo. Alla fine dello spettacolo, le due ragazze osservano in televisione, con tanta malinconia, un servizio di ‘Unomattina’ sulla produzione dei prosciutti nel parmigiano. Ed è quasi come osservare un qualcosa di assai distante da loro, nonostante si sappia benisismo di cosa si stia parlando. La sensazione di estraniamento, di aver vissuto una giovinezza ‘altra’, come se le due sorelle fossero, oggi, due ragazze completamente diverse rispetto a tutto ciò che hanno vissuto nella loro infanzia e adolescenza, basta da sola a far comprendere il disastro devastante di una crisi economica che ha obbligato moltissime persone a cercare nuove strade per ‘reinventare’ la propria stessa vita. Non si tratta solamente di attraversare un ponte per ritornare alle origini del prosciutto prodotto artigianalmente, ma di trasferimenti in altre città per ricostruire l'intera propria esistenza praticamente da zero. Tutto ciò, dopo aver garantito lavoro e benessere per molte persone e per lunghissimo tempo. Tanto lavoro per nulla in un Paese profondamente disonesto, in cui, anche se si è mossi da buona volontà e grandissima onestà, si viene ‘ammazzati’ comunque. E ingiustamente. Uno spettacolo simpatico e, al contempo, ‘verista’.
NELLA FOTO, DA SINISTRA: EVA MARTUCCI E FRANCESCA GRISENTI
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