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23 Novembre 2024

Out is me: unanormalestoriatipica

di Raffaella Ugolini - rugolini@periodicoitalianomagazine.it
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Out is me: unanormalestoriatipica

Il percorso decisamente particolare della vita di Yuri Tuci all’interno di una malattia difficile e complessa, della quale non si conoscono ancora oggi le cause, né una cura definitiva

Lo spettacolo di Yuri Tuci merita più di altri. Si tratta, infatti, di un lavoro che di primo acchitto appare come una piccola indagine sull’autismo, di cui questo giovane pratese è affetto sin dalla nascita. Tuttavia, in un secondo momento, ci si ritrova di fronte a un monologo estremamente sincero, che riesce a prendere per mano il pubblico al fine di condurlo all’interno di un dramma reale, affrontandone aspetti e difficoltà attraverso un dolore che si trasforma in amore, in semplicità, in gioia di vivere. Viene spiegata ogni fase di questa sindrome, in particolare quella di Asperger, in cui si vive nell’incubo che vi sia uno spirito maligno che si diverte a “spegnere la luce”, trascinando improvvisamente nel buio chi ne è affetto. Non sapremo mai, probabilmente, da quali cause provengano patologie di questo genere, né se riusciremo a trovare una cura realmente efficace e definitiva. Per ora, si va per tentativi. Come nel caso di Yuri, il quale, dopo una lunga e serrata lotta, sembra essere riuscito a trovare un proprio equilibrio e, perché no, ad aprirsi una strada traendo vantaggio dalla sua stessa malattia. Anche l’aspetto sessuale di chi soffre di autismo viene affrontato con coraggio, senza censure o remore, donando compiutezza a un monologo scritto in collaborazione con Lorenzo Clemente e Francesco Gori. E il rapporto con gli psicofarmaci viene descritto come la giocosa guerra di un bambino che si ritrova costretto a difendersi da questi rimedi a ‘doppio taglio’, rendendo divertente la descrizione di una condizione che passa da un eccesso all’altro. Estremamente importante, se non fondamentale di questi tempi, è inoltre il sotteso principio di valorizzazione della diversità, che conduce a riflettere su come esistano questi ‘alieni’ tra noi. I quali, non sono affatto dei ‘mostri’, ma più semplicemente provengono da una ‘costellazione’ particolare, in cui ogni aspetto della vita quotidiana viene vissuto secondo criteri ben distinti. Anzi, per certi versi, la condizione di Yuri possiede persino alcuni aspetti positivi: innanzitutto, ci costringe a interrogarci sulle nostre convenzioni sociali e sulla loro ipocrisia, che permette ai più di volgere il proprio sguardo da un’altra parte, per evitare il ‘doloroso pozzo’ delle malattie di questo tipo; in secondo luogo, ci obbliga a una riflessione nei confronti di coloro che sono dotati di una sensibilità decisamente spiccata e capacità persino invidiabili. Yuri vive, oggi, circondato da una ristretta cerchia di cari amici e da alcuni affetti familiari, che si occupano di lui. Una 'fotografia' che conduce a domandarsi, in fondo al nostro cuore, se noi stessi saremmo degni di appartenere a questa piccola ‘corte’ di persone privilegiate, che hanno saputo costituire una piccola élite di ‘specializzati’ dedicando un pezzo importante della propria vita, con grande generosità, a ricreare uno ‘spaccato’ di società che, altrimenti, non esisterebbe. E che molti non conoscono, o non vogliono riconoscere. Un impegno che non è quello di chi si è limitato a inserire Yuri in una sorta di ‘limbo’, come fosse uno dei tanti figli di un ‘Dio minore’ o una sorta di Forrest Gump in ‘salsa toscana’, ma che ha saputo stare vicino a un ragazzo il quale, combattendo contro se stesso, è riuscito a diventare una persona al di sopra della ‘media’, spingendosi ‘oltre’ la sua stessa malattia. Un dato che rincuora un poco gli animi è infatti quello di un nucleo di persone che hanno avuto il coraggio di combattere una battaglia difficile, che hanno saputo aiutare un ragazzo sfortunato a diventare una persona migliore di tanti altri. Esattamente come lo spettacolo che Yuri ci ha presentato.

Yuri_Tuci.jpg

NELLA FOTO: YURI TUCI


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