Uno spettacolo doloroso, ma importante, soprattutto in questi tempi di scarsa memoria e di idealità confuse e irrazionali
L’epopea nazista, oggi, è un doloroso evento storico, che tuttavia ci invita a un’attenta riflessione sulle moderne forme di razzismo e di pregiudizio e sul rapporto che lega, attualmente, l’essere umano ai concetti di dignità e di diversità. Il Roma Fringe Festival 2019, ospitato al Mattatoio di Testaccio nell’area de ‘La pelanda’, l’antica zona di scuoiamento delle bestie, ben si addice alla messa in scena del testo tragico ‘Radici’ di Antonio De Nitto e da lui stesso magistralmente interpretato. Un testo che ci sottopone alla riflessione esistenziale, che proprio in questi giorni vede migliaia di morti annegati nel ‘mare nostrum’, per colpa della irragionevolezza di un 'essere' politico “eletto dal popolo”! Si calca l’impronta di ciò che l’Europa ha già tragicamente vissuto. Ma sarà poi così vero che “l’uomo del mio tempo è ancora quello della pietra e della fionda? Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto, dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta”. Questo estratto dalla poetica di Salvatore Quasimodo, ben disegna l’assenza di cultura storica di chi, attualmente, ci governa. In ogni caso, tre personaggi proposti da Antonio De Nitto della compagnia teatrale ‘Macondo’ di Bologna e Pescara, splendono di luce propria, anche se le loro esistenze sono state spente da un ideale politico irrazionale. I loro gesti, le azioni e i sentimenti, però, continuano a vibrare nello spazio, anche a distanza di decenni, martellando la coscienza del popolo tedesco e dell’intera Europa, che non subito seppe reagire a quella criminalità assoluta. Eppure, la stella colorata identificava i prescelti allo ‘scuoiamento’, allo sterminio: gli omosessuali, i malati di mente pronti per l’operazione T4 e gli zingari, ovviamente. Antonio De Nitto ha avuto un’idea creativa e geniale, sia per il testo, sia per la sua agile e chiara interpretazione. Uno spettacolo che si fa ammirare e apprezzare, con la speranza e l’intento che si possa proporre in visione alle attuali autorità governative, che forse non capiranno... Uno spettacolo doloroso, ma importante, soprattutto di questi tempi.
NELLA FOTO: ANTONIO DE NITTO