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23 Novembre 2024

Giacomo Boni: l'alba della modernità

di Serena Di Giovanni
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Giacomo Boni: l'alba della modernità

Una mostra nei pressi del Colosseo racconta l’attività di Giacomo Boni (1859-1925), protagonista di importanti indagini archeologiche che, a cavallo del XIX e XX secolo, interessarono l'area tra il Foro romano e il Palatino

“Il Boni prese aspetto tra di mago e di veggente, là su quelle antiche pietre, il mago del Foro, l’eremita del Palatino, come egli stesso finì col chiamarsi”. Con queste parole, Benedetto Croce ci ricorda la figura di Giacomo Boni (1859-1925): un personaggio sicuramente poliedrico e anticonformista, con una formazione da autodidatta a metà tra l’architetto, l’archeologo e il conservatore, la cui attività è stata spesso osteggiata e non compresa dal coevo mondo archeologico ufficiale italiano, seppur ampiamente lodata all'estero. Oggi, la città di Roma e quei luoghi da lui tanto amati e studiati gli restituiscono l’importanza che merita, per il ruolo svolto nei diversi campi della tutela e della conservazione dei beni culturali, del restauro, dell’archeologia e dell’arte altomedievale. La mostra ‘Giacomo Boni: l’alba della modernità’, aperta al pubblico già dal 15 dicembre 2021 fino al 30 aprile 2022 al Foro romano e Palatino, è curata da Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Andrea Paribeni, Patrizia Fortini, Alessio De Cristofaro e Anna De Santis e si articola in quattro sezioni:
– l’attività archeologica e il museo forense nel complesso di Santa Maria Nova;
– la vita di Boni al Tempio di Romolo;
– la scoperta della chiesa e del ciclo pittorico a Santa Maria Antiqua e nella rampa domizianea;
– il contesto culturale e artistico del primo novecento nelle ‘Uccelliere farnesiane’.


Il difensorGiacomo_Boni.jpge dell’autenticità originaria del monumento rispetto al ‘restauro di ripristino’
Nato a Venezia nel 1859, dopo il diploma in stenografia e una formazione tecnica come disegnatore nei cantieri veneziani, Boni iniziò la sua carriera nel campo del restauro monumentale. Sostenitore di un’idea della conservazione e del restauro intesa a preservare l’autenticità del monumento, in controtendenza rispetto al restauro di ripristino, sostenuto da Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, egli si avvicinò ben presto al campo architettonico, frequentando i corsi d'architettura all'Accademia di Belle Arti. A Venezia, nel 1885, portò avanti il suo primo scavo con metodo stratigrafico, condotto intorno alle fondazioni del campanile di San Marco. Nel 1888 giunse a Roma, al servizio del ministro dell'Istruzione Boselli, prima come segretario per la ‘Regia Calcografia’, in seguito come ispettore dei monumenti presso la Direzione generale delle Antichità e Belle Arti: il corrispettivo del nostro attuale ministero della Cultura. Incarichi pubblici che Boni ricoprì al fianco di altre figure di primo piano del tempo - come lo storico dell’arte Adolfo Venturi - e che gli consentirono di affinare le proprie competenze nel campo della tutela, conservazione e restauro dei monumenti. A lui si devono, tra le altre cose, l’istituzione di un Gabinetto fotografico presso il ministero dell'Istruzione, un catalogo dei monumenti e la formulazione di norme per la loro conservazione e restauro. Nel 1898, il Boni assunse la direzione degli scavi del Foro romano, iniziando l’attività di ricerca che viene raccontata in mostra e che interessa anche l’area del Palatino, ove applica il metodo dello scavo stratigrafico. Tra il 1899 e il 1905 si collocano gli anni più fecondi delle esplorazioni del Boni nel Foro. In particolare, ricordiamo: a) lo scavo davanti al Tempio di Cesare, al Tempio di Vesta e nei pressi dell'arco di Settimio Severo, che condusse ben presto alla scoperta del ‘Niger Lapis’ e dei monumenti a esso sottostanti; b) i saggi stratigrafici sotto l'area del Comizio, lo scavo della Regia, l'inizio della demolizione della chiesa di Santa Maria Liberatrice nell'angolo del Foro sotto il Palatino, dove sarà riportata in luce la chiesa di Santa Maria Antiqua; c) l'esplorazione del fonte di Giuturna, la scoperta delle cosiddette ‘gallerie cesaree’ sotto il piano della piazza e quelle degli ‘Horrea Agrippiana’ e del cosiddetto carcere sul fianco della via Sacra, presso il Tempio di Antonino e Faustina. Nel 1907 iniziarono anche gli scavi al Palatino, dove vennero riportati alla luce, in particolare, la casa dei Grifi, la cosiddetta aula isiaca e i bagni di Tiberio, con pitture e stucchi del I secolo d. C. 

La mostra
Tra tutti i siti visitabili nel percorso della mostra, merita un piccolo approfondimento quello di Santa Maria Antiqua, chiesa costruita riutilizzando le strutture laterizie di un vasto complesso architettonico del periodo dell'imperatore Domiziano (81-96 d. C.), situata alle pendici nord-occidentali del Palatino. Danneggiata da un terremoto nell’847 d. C. e in seguito abbandonata e riportata alla luce solo nel 1900 proprio grazie agli scavi del Boni mediante la demolizione di Santa Maria Liberatrice, la chiesa conserva una ricca e stratificata decorazione pittorica, databile tra il VI e il IX secolo dopo Cristo. Essa  comprende, in particolare: nella navata sinistra, in alto, scene del Vecchio Testamento e, in basso, una teoria di santi deFigura_3_Cristo_smanicato.jpglla CFigura_2_Storia_dei_Santi_Quirico_e_Giulitta.jpghiesa greca e latina, con Cristo al centro (foto in apertura); in fondo, nella cappella detta di Teodoto, una interessante Crocifissione, con il Cristo abbigliato secondo la moda palestinese del tempo - ovvero con una lunga tunica smanicata - e le storie dei santi Quirico e Giulitta, risalenti al pontificato di papa Zaccaria (741-752 d. C. qui di fianco a sinistra); a destra del presbiterio, una cappella dedicata ai santi Medici; nel presbiterio medesimo, alcune pitture murali attribuibili al pontificato di Giovanni VII (705-707 d. C.), tra le quali una Crocifissione commentata da una lunga iscrizione a lettere bianche su fondo rosso e una serie di clipei con figure di santi; infine, la chiesa conserva anche dei pannelli votivi, tra i quali figura quello di ‘Salomone e i figli Maccabei’, databile intorno al VII secolo d. C.
A destra dell’abside vi è la cosiddetta ‘parete palinsesto’ (foto più in basso), così definita poiché mostra ben quattro strati pittorici di epocFigura_4_Crocifissione.jpga differente. Il primo strato, datato al VI secolo d. C., è costituito dal frammento con Maria Regina in trono, attorniata da un angelo alla sua destra. Il secondo strato consiste nei due frammenti con il viso della Vergine e quello del cosiddetto ‘Angelo Bello’, che componeva originariamente un‘Annunciazione ed è datato alla prima metà del VII secolo d. C. A una fase successiva appartengono le figure dei santi Giovanni Crisostomo e Basilio, che recano i cartigli con i testi citati nel Concilio lateranense del 649 d. C. L’ultima e più tarda fase, sovrapposta sulla parete, è rappresentata da un San Gregorio Nazianzeno ricondotto al pontificato di Giovanni VII (705-707 d. C.). E’ inoltre possibile visitare anche l’adiacente ‘Oratorio dei Quaranta Martiri’, la cui decorazione pittorica è dedicata ai soldati cristiani condannati a morire nelle acque ghiacciate di un lago a Sebaste, in Armenia, durante la persecuzione dioclezianea: si tratta di un'opera databile attorno all’VIII secolo dopo Cristo.

Figura_7_angelo.jpgFigura_8_Angelo_bello.jpgFigura_9_Santi_Crisostomo_e_Basilio.jpg

Info
'Giacomo Boni: l’alba della modernità'
dal 15 dicembre 2021 al 30 aprile 2022
La mostra è visitabile con regolare biglietto di accesso al PArCo (24h – Colosseo, Foro Romano e Palatino oppure Full Experience)
Orari di apertura: fino al 26 marzo 2022, dalle ore 9:00 alle 16:00;
dal 27 marzo al 30 aprile 2022: dalle ore 9:00 alle 18:30

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NELLA FOTO QUI SOPRA: GIACOMO BONI AL LAVORO NEL SUO STUDIO

AL CENTRO, DALL'ALTO VERSO IL BASSO: GIACOMO BONI PRESSO LE UCCELLIERE FARNESIANE NEL 1923; CROCIFISSIONE; CAPPELLA DI TEODOTO; CLIPEO CON SANTO DEL PRESBITERIO; PARETE PALINSESTO; ANGELO DEL VI SECOLO D. C;, L'ANGELO 'BELLO'; VISIONE GLOBALE DELLA PARETE ALTA CON MARIA REGINA IN TRONO

IN APERTURA: IL SITO DI SANTA MARIA ANTIQUA

GLI SCATTI RIGUARDANTI GIACOMO BONI SONO STATI GENTILMENTE FORNITI DAL PARCO ARCHEOLOGICO DEL COLOSSEO - ARCHIVIO FOTOGRAFICO STORICO (PAC-AFS)


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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