Nei giorni scorsi, un materassino gonfiabile ha lasciato credere a molti che qualcuno stesse prendendo il sole lasciandosi trascinare dalla corrente del 'fiume sacro ai destini di Roma': lo hanno visto tutti praticamente, turisti compresi
Il mondo intero si è ispirato al Tevere. Un corso d'acqua che, più o meno cinquemila anni fa, nella zona dove in seguito sarebbe sorta l'antica città di Roma, scorreva tra le due rive ed era chiamato, dalle popolazioni più antiche, 'Hal'. Ovvero: l'acqua, il fiume che dà la vita e che, per questo motivo, veniva adorato e ringraziato. Oggi, invece, sulle acque del ‘biondo fiume’ che ha fatto la Storia, ormai si trova di tutto. Nei gironi scorsi, oltre ai soliti rifiuti, un materassino gonfiabile, per alcune ore ha fatto pensare a molti che qualcuno avesse deciso di prendere il sole lasciandosi trascinare dalla corrente. Lo hanno visto tutti, praticamente, turisti compresi. Certo, le temperature si stanno alzando nella capitale: si è compresa l’ironia della cosa. Ciò non toglie che l’episodio abbia portato molti romani a pensare che non esista più alcun rispetto per il magnifico fiume di Roma. Sui suoi promontori laterali sorsero i primissimi villaggi, formati da capanne circolari con tetti di fango e paglia. E i suoi primissimi abitanti, stanziatisi sulla riva sinistra dell'Hal, si dedicavano alla pastorizia e alla transumanza, mentre chi risiedeva sulle alture della riva destra praticava, invece, l'agricoltura. Entrambe le popolazioni si nutrivano dei pesci di questo fiume: l'Hal preistorico, l'Albula, il Rumon del paleo-popolo etrusco. Marco Terenzio Varrone (Rieti, 116 a. C. - Roma, 27 a. C.) fa derivare il nome 'Tevere' dal regolo dei Veienti Thebris, il Thybris degli Etruschi; altri, invece, lo fanno discendere da Tiberino, re degli Albani, che sarebbe perito nelle sue acque; Tiberis era anche la definizione della 'gens' Latina; e ‘biondo Tevere’ è il nome scelto con amore dall'odierno popolo di Roma. Il fiume dei romani, che sgorga dal monte Fumaiolo, in Emilia Romagna: 'Qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma', recita una stele sormontata da un’aquila risalente al 1927. Il Fumaiolo, in realtà, non apparteneva alla Romagna, bensì alla vicina Toscana. Ma Benito Mussolini fece 'carte false' per modificare quei confini regionali e fare in modo che fosse la terra in cui era nato lui, il ‘Duce’, ad aver dato origine al 'sacro fiume' di Roma. A pochi chilometri dalla sorgente, il terzo fiume più lungo d'Italia lascia subito la Romagna per entrare in Toscana, nella provincia di Arezzo, attraversandola per un breve tratto con regime torrentizio. Tra Pieve Santo Stefano e Sansepolcro, assieme a tre affluenti minori, il corso d'acqua dà vita al lago di Montedoglio: una bellissima riserva naturale. Il fiume attraversa poi l'Umbria, scendendo da quota 300 a quota 50 metri sul livello del mare, nella valle Tiberina. Alla fine del tratto collinare del suo percorso venne realizzata, durante gli anni cinquanta del secolos corso, una diga, finalizzata alla generazione di energia elettrica, all'epoca destinata soprattutto alle acciaierie di Terni. Tale sbarramento alimenta due bacini artificiali: il lago di Corbara, direttamente a valle dell'impianto idrico e il successivo piccolo lago di Alviano, quasi 500 ettari di ambiente umido che ospita un'oasi naturalistica. Il tratto finale del 'corso umbro' del Tevere, di circa 50 chilometri, costituisce il Parco fluviale del Tevere: il mitico fiume della ‘città eterna’.