Tra le gallerie che a Roma hanno ripreso la propria attività, ecco la ‘Kou Gallery’ di via della Barchetta 13, che ha inaugurato una collettiva: la prima di una serie ideata per far conoscere al pubblico un mondo affascinante, in bilico tra il linguaggio della modernità e i legami con la tradizione
Pian piano, con grandi difficoltà e residue cautele, la vita normale riprende. E anche l'arte riconquista i suoi spazi, riproponendosi con forza al contatto diretto con i suoi fruitori, che a lungo si erano dovuti accontentare di visioni virtuali. Tra le gallerie che hanno, finalmente, ripreso la propria attività ecco la ‘Kou Gallery’ di via della Barchetta 13, che lo scorso 30 giugno ha inaugurato una collettiva: la prima di una serie ideata per far conoscere al pubblico un mondo affascinante, in bilico tra il linguaggio della modernità e i legami con la tradizione, mettendo a confronto artisti di vari continenti e indicando, come sottolinea il titolo del ciclo, le ‘Relazioni nomadi dell'arte’. Che siano caratterizzate da una nuova figurazione, sperimentazione o astrazione, le opere esposte sono comunque legate da un'attenta osservazione della società in evoluzione, del loro continente e dell’esplosione di vita che rendono la mostra un esperienza sensoriale peculiare. In effetti, l'arte contemporanea sempre più spesso ricerca una precisa integrazione con il territorio, inteso sia come ambiente, sia come coacervo di relazioni umane. Il visibile s'impone per se stesso, non per quello che rappresenta: l'artista ne diviene tramite immediato, superando il doppio gioco della realtà o fantasia. Si crea, così, un dialogo tra geografie fisiche e interiori, tensioni sociali e creative, elementi di territori e culture fuori dalla nostra normale esperienza, proposti contemporaneamente alla nostra attenzione, che provvederà automaticamente a cercare di codificarli. Con quali strumenti? Ovviamente, con il filtro culturale di cui si dispone, che nel momento in cui non riesce a cogliere ‘l'alieno’, è costretto ad accettare un nuovo codice: una visione inusitata che arricchisce il pensiero non meno del nuovo vissuto. Un processo dalla duplice valenza: spaziale (un altro ‘luogo’) e insieme temporale, quando a essere sollecitati sono gli ‘archetipi’ universali e atemporali della comune umanità, che si fatica a riconoscere celati da una ‘scorza’ diversa, che bisogna ‘grattare via’ con un procedimento mentale solo apparentemente complesso e, spesso, più semplice di quanto si creda... Ricordiamo, in ultimo, i nomi degli artisti partecipanti, messi insieme con un lavoro certosino dal curatore e titolare della galleria Massimo Scaringella: Alex Caminiti; Flaminia Mantegazza; Francesca Rulli; Francesco Impellizzeri; Hannu Palosuo; Jairo Valdati; Jorge Romeo; Piero Nottola; Rop (Tuomo Rosenlund & Pekko Orava); Silvana Chiozza.
La mostra è visitabile fino al 15 settembre 2020.
QUI SOPRA: HANNU PALOSUO, THE UNCERTAINTIES OF MEMORY (FOTO DI GIORGIO BENNI)
AL CENTRO: ROP, RANDOM REVELATIONS OF TIME AND SPACE (STUDIO DETTANI-JOHANNA POHJAVIRTA)
IN ALTO A DESTRA: UN'OPERA DI PIERO MOTTOLA