Intervista all’ideatrice dell’Aqua film festival, giunto alla III edizione: una ‘tigre’ degna di suo padre, che ha saputo reagire a una vicenda personale dolorosa e difficile grazie a una splendida idea
E’ al via la terza edizione dell’Aqua film festival, un evento particolare e di altissimo livello che si terrà da giovedì 7 a sabato 9 giugno 2018 nei cinema Caravaggio e presso la Casa del cinema di Roma. Si tratta della la prima manifestazione internazionale di cinema, incontri e workshop totalmente incentrata sul tema dell’acqua, ideata e diretta da Eleonora Vallone, attrice, giornalista ed esperta di metodiche in acqua. Il programma della terza edizione presenta il consueto concorso internazionale di corti e ‘cortini’; gli incontri sul tema con Giovanni Spagnoletti, professore dell’Univeristà di Tor Vergata e con il criminologo Ruben Sharif De Luca; i workshop sull’utilizzo dello smartphone per la realizzazione di film e video-curriculum. Nei giorni del festival saranno proiettati tre lungometraggi come la prima italiana di ‘Big Fish & Begonia’ di Liang Xuan e Zhang Chun: un film di animazione sulla straordinaria storia di amicizia tra gli uomini e il mondo sottomarino (7 giugno); ‘L’effetto acquatico’ di Solveig Anspach, basato su un colpo di fulmine tra un immigrato e la sua insegnante di nuoto (7 giugno) e il pluripremiato documentario ‘Thank you for the rain’ di Julia Dhar, l’incredibile storia di un contadino kenyota capace di mobilitare le Nazioni Unite sugli effetti del riscaldamento globale (8 giugno). Protagonisti del festival sono i due concorsi internazionali di cortometraggi: uno per ‘corti’ fino a 25 minuti e uno per ‘cortini’ fino a 3 minuti, ispirati alla tematica dell’acqua. Le opere in concorso sono state selezionate tra circa 250 lavori provenienti da 30 diversi Paesi nel mondo e da tutti e 5 i continenti, tra cui più di 100 dall’Europa (Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Inghilterra, Slovenia, Slovacchia, Grecia e Russia). Inoltre, tra le novità di quest’anno, c’è la nuova sezione dedicata al pubblico più giovane: ‘Aqua & Students’. I cortometraggi in concorso saranno proiettati giovedì 7 giugno (a partire dalle ore 15.00) e venerdì 8 giugno (a partire dalle ore 14.30) al cinema Caravaggio (via Paisiello, 24) e i vincitori saranno annunciati sabato 9 giugno alla Casa del cinema, Largo Marcello Mastroianni n. 1 in Roma. La giuria è composta dallo sceneggiatore e produttore Enrico Vanzina, dalle attrici Elena Sofia Ricci e Irene Ferri, dallo sceneggiatore e regista Francesco Bruni, dal direttore della fotografia Enrico Lucidi, dall’attore e doppiatore Stefano De Sando, dal regista e docente universitario Fabien Pruvot, che assegnerà i premi ‘Sorella Aqua’ rispettivamente al miglior ‘corto’ e miglior ‘cortino’. Il premio è offerto dal Centro sperimentale di cinematografia italiana. Abbiamo dunque contattato l’ideatrice del festival, Eleonora Vallone, per avere qualche approfondimento. Molti di voi la ricorderanno come splendida presentatrice del Festival di Sanremo. Era all’apice: un ‘fiore’ tra i fiori della riviera. Ma in poco più di un attimo, il palcoscenico mutò a causa di un tragico incidente, che le portò via il suo compagno e lei stessa fu, a lungo, degente. Ma Eleonora Vallone è una ‘tigre’ degna di suo padre e del cognome che porta: reagì e, anche attraverso il nuoto, ma principalmente con una forza di volontà fuori dal comune, riemerse dalla sua difficile condizione. Ci sono voluti anni, ma ce l’ha fatta. E ora ci racconta come l’acqua, per lei, sia la chiave di tutto.
Eleonora Vallone, innanzitutto perché il nome ‘Aqua film festival’?
“Perché è frutto dell’esperienza delle mie tre vite: la prima, quella del cinema; la seconda, quella dell’acqua; la terza, che è l’unione delle prime due. Nasce, in effetti, proprio dall’esigenza di andare ‘oltre’, di fare sempre nella vita degli esami in più. O, meglio, più che esami, delle conoscenze e delle creazioni nuove, perché in effetti a me piace creare le cose…”.
E quindi evolversi?
“Sì, lo scopo di tutti dovrebbe essere quello della propria evoluzione, senza ripetersi nelle cose che si fanno. Io nasco dal cinema, un po’ per discendenza e un po’ perché l’ho fatto. Però ero un po’ troppo ribelle per fare l’attrice. In seguito, arrivò un momento durissimo: ho avuto un incidente molto grave. Da allora, ho sposato l’acqua’ come seconda madre, ne ho fatto una disciplina sportiva composta da mille esercizi. Mi ci sono dedicata anima e corpo, frequentando l’Isef, poi il corso per insegnante di subacquea. Insomma, veramente di tutto, lasciando completamente la mia prima vita. Tuttavia, le cose non si possono dimenticare, soprattutto se uno ha nei ‘cromosomi’. o qualcosa che, comunque, è innato. C’era l’amore per il cinema, che continuavo a coltivare dentro di me ma, appunto, come creazione, come un qualcosa per sublimare l’arte, ché in fondo il cinema è la ‘settima arte’. Quindi, perché non unire le due cose?! Tutto questo mio amore ha fatto nacere ‘Aqua film festival’...”.
In un Paese come l’Italia, patria della cultura che però non investe abbastanza in questo settore, come si spiega il proliferare di così tanti festival diversi? C’è poi l’eterna polemica tra l’accorpamento delle manifestazioni o la loro diffusione: lei che spiegazione si dà per tutti questi festival?
“Io posso dire, innanzitutto, che questa mia iniziativa non nasce da alcun finanziamento. Anzi, sono io quella che ci ha messo i soldi. Per fortuna, ho trovato all’estero – in Italia non si trova niente - un aiuto, perché hanno capito l’importanza di questo festival, perché ‘Aqua non è acqua: Aqua siamo noi’. ‘Aqua’ non nasce dal business, come invece altre manifestazioni. Io non ho mai chiesto finanziamenti, ma spero di poterne chiedere, in futuro, perché è una cosa che voglio portare avanti soprattutto per chi è aperto al cinema degli esordienti e dei giovani. Per esempio, abbiamo una sezione proprio per l’università e per le scuole che si chiama ‘Aqua students’ e, a parte questo, ci sono anche i veterani o gli appassionati del cinema che possono competere”.
Quali sono gli obiettivi che vi ponete, con questo festival e cosa volete trasmettere al pubblico?
“Questo festival ha diverse sezioni. Pertanto, attraverso i premi si capiscono le sue finalità. Intanto, ha sicuramente uno scopo sociale, uno artistico, uno ecologico molto forte. Infine, uno scopo di consapevolezza per la cura ambientale del nostro territorio, Quindi, c’è amore e un ritorno a quello che abbiamo, perché noi italiani abbiamo dei patrimoni enormi che non valutiamo. A latere di questo, c’è un invito a mandarci dei film in una sezione che si chiama ‘Fratello Mare’: in questa sezione, ci sono le persone comuni che possono, con il loro telefonino o con qualsiasi cosa, riprendere degli abusi di carattere ecologico e mandarceli anche in forma anonima. Già questa è una cosa importante, perché la nostra è un’associazione di volontariato che si chiama ‘UniversiAqua’, da cui parte tutto. Il primo premio si chiama ‘Sorella Aqua’, che premia il miglior film corto (25 minuti) e cortino (3 minuti al massimo). La seconda sezione, ‘Aqua ambiente’, ha un premio che ci tiene a conferire la Fondazione Alberto II, mio fautore dall’inizio ed è rivolto, ovviamente, a tutto il cinema ambientalistico. E’ una sezione che amo moltissimo, perché i film che ci mandano sono ‘ambientalisti’, diciamo, ma non sono documentari: sono storie bellissime legate al mare e alla cura dell’ambiente. Quest’anno, tra l’altro, la qualità è molto alta: sono arrivati lavori e opere da tutto il mondo. Già lo scorso anno, questo premio lo ha vinto un regista spagnolo che vive in America e, dopo il nostro premio, è stato a sua volta premiato a Los Angeles come miglior ‘corto’. Quindi, fuori dall’ambientalismo ideologico. Poi c’è la sezione ‘Aqua Isola’, che è una sezione bellissima, premiata dall’Ancim (Associazione nazionale delle isole minori, ndr) in cui l’acqua viene vista non come un elemento che separa, ma come un qualcosa che unisce. Queste isole hanno delle storie meravigliose, che possono essere raccontate solo ‘da un’isola’, o ‘sognando un’isola’, in quanto ‘l’isola’ è anche un concetto. Quest’anno, per esempio, ci hanno portato un film dal carcere di Pianosa che ci ha dato modo di scoprire cosa fanno i carcerati su quest’isola, che è di una bellezza incredibile. Poi c’è ‘Aqua Animation’, perché ci arrivano moltissimi corti di animazione che però non sono affatto per bambini. Un’altra sezione molto importante è quella della miglior regia, con il premio ‘Coming soon’. Poi c’è il premio ‘Aqua students’, di cui ho già accennato: un premio solo per studenti, che devono presentare solo corti di 3’. Come si può notare, il mondo che può partecipare è molto ampio. Ci arrivano anche molti film sui migranti, quest’anno: ne abbiamo premiato uno di una bellezza incredibile per il suo significato. Perché l’acqua è libertà: se non ci fosse il mare, queste persone non potrebbero scappare, né salvarsi. Insomma, ‘Aqua film festival’ non è un concetto ‘piccolo’, relegato all’ecologia, che ovviamente è fondamentale. Anzi, regalo ai vostri lettori un’anteprima: dal prossimo anno avremo anche una sezione per il genere ‘giallo’, che si chiamerà ‘Aqua Thriller’, perché se ci pensiamo, in quasi tutti i ‘gialli’ c’è l’acqua: pensiamo a quante volte, in questi film, piove; oppure, alla famosa scena della doccia di ‘Psyco’; oppure ancora a ‘La forma dell’acqua’, premiato quest’anno con l’Oscar come miglior film...”.
Il suo è un percorso personale complesso e articolato: possiamo dire che il cinema è un’occasione di rinascita?
“Eh sì! Un’occasione di nascita e di scoperta della vita. Perché la nascita è la vita. E noi dovremmo rinascere ogni giorno. Il nostro slogan è: “Il nostro corpo è composto al 70% circa di acqua, il resto è cinema”. L’acqua e il cinema sono due cose che si uniscono. I fratelli Lumière dicevano: “L’acqua scorre, così come scorre la pellicola”. Oltre a loro, poi ci sono molti altri registi, cinesi e giapponesi, che parlano dell’acqua. Alberto Lattuada diceva: “I film si scrivono sull’acqua”. Perché l’acqua non è acqua, non è bagnata: l’acqua è un concetto. Per me l’acqua è una pelle, perché è l’unico elemento che, da uno a quattro gradi, solidifica e diventa ghiaccio e non si è mai capito perché. L’acqua è eccezionale, fuori da ogni regola”.
Quali prospettive vede per il cinema italiano?
“Il nostro cinema, secondo me, possiede molta creatività. Sicuramente, ha bisogno di finanziamenti, come quelli che hanno tutti gli altri Paesi del mondo. La Francia, per esempio, sta producendo in continuazione cose meravigliose grazie a fortissimi finanziamenti ai film indipendenti. Nella nostra prima edizione, che si è tenuta a Roma, noi abbiamo premiato un film che subito dopo è stato premiato con il ‘Nastro d’argento’. Anche perché abbiamo una giuria molto selettiva e la qualità che ci arriva è estremamente alta, proveniente da tutto il mondo. C’è molto interesse, come se avessi stimolato una piccola ‘isola’ che c’è dentro di noi. Ognuno di noi ha un’isola che deve esprimere…”.
Quindi, per il nostro cinema bisognerebbe individuare delle nuove chiavi interpretative?
“Sì, ma ci sono. Chiaramente, ci sono anche i pressappochisti, quelli che imitano e basta. Ma il cinema deve tornare a dare la possibilità di esprimersi. Un’altra cosa importante che facciamo è un corso gratuito per imparare a fare film dal cellulare. Chiaramente, rilasciamo un attestato e il corso è composto da professori italiani, ma anche uno proveniente da Los Angeles, che insegnano alcuni rudimenti durante il festival...”.
Eleonoraa Duse diceva: “Vissi d’arte, vissi d’amore”. Può essere ancora questa la prospettiva?
"Sì, sempre di più credo che avesse ragione".
Aqua Film festival si terrà a Roma presso il cinema Caravaggio di via Paisiello, entrata libera. Si può trovare e scaricare il programma sul sito aquafilmfestival.org
NELLA FOTO: UNA SCENA TRATTA DAL FILM 'THANK YOU FOR THE RAIN'
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