In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, un progetto artistico a cura di Maria Lo Moro ha portato in scena la vicenda della giovane romana massacrata con calci e pugni e ridotta in fin di vita dal proprio compagno
Due vicende antitetiche, ma che si muovono su un doppio binario parallelo. La prima è quella di Chiara Insidioso Monda, la giovane che a soli 19 anni, nel febbraio scorso, a Casal Bernocchi (Acilia, Roma), per un intero pomeriggio è stata massacrata con calci e pugni e ridotta in fin di vita dal proprio compagno. La seconda riguarda invece l’incerta vicenda giudiziaria del suo carnefice, Maurizio Falcioni, un manovale romano di 35 anni con precedenti per droga, arrestato dai carabinieri di Ostia per il tentato omicidio della ragazza. Dopo il pestaggio, era stato lui a chiamare le forze dell’ordine, cercando poi di mentire su quanto accaduto e attribuendo le precarie condizioni di salute della giovane a una caduta accidentale, come troppo spesso avviene in questi casi.
Due vicende, quelle che stanno segnando la vita di Chiara e del suo carnefice, il cui ‘minimo comun denominatore’ sembra risiedere nella parola ‘attesa’. ‘Attesa’ per Chiara che, a distanza di 9 mesi, è ancora ferma lì, in un letto di ospedale, un tubo su per il naso per alimentarla, un altro che le trafigge la gola per farla respirare. Sul collo un catetere per drenare il sangue. Una vita appesa a un filo, davvero troppo sottile per sperare. ‘Attesa’ per l’opinione pubblica, per i cittadini e per chi desidera una condanna ‘esemplare’ per Maurizio Falcioni. E ‘attesa’ per il ‘mostro’, che intende sapere se la sua richiesta di rito abbreviato sarà accolta o meno. Il procedimento penale speciale, che consente al giudice, su richiesta dell'imputato, di pronunciare già al momento dell'udienza preliminare quella decisione di merito (condanna o proscioglimento) che di norma è emanata nella fase dibattimentale, infatti, nella eventuale sentenza di condanna, permetterebbe al detenuto di ridurre sensibilmente la propria pena.
La questione, tutt’altro che agevole da decifrare, è sempre centrale in una società degna di essere definita ‘civile’. E, per essere introdotta al grande pubblico, necessita di essere affrontata anche in contesti ricreativi, come avvenuto lo scorso 24 novembre al Teatro dell'Orologio di Roma con lo spettacolo teatrale ‘Fragile vita, dedicato a Chiara Insidioso Monda’, presentato da Adriana Palmisano e nato da un progetto artistico a cura di Maria Lo Moro, con il patrocinio della Regione Lazio.
In questa occasione l'APS Le Ragunanze con la collaborazione di ‘Non solo Chiara’, ‘Italia dei Valori’ e il Polo Chitarristico Italiano ‘Carlo Carfagna’, ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica proprio sulla vicenda della giovane, sulla delicata questione del ‘femminicidio’ e la problematica del ‘rito abbreviato’. Come ha sottolineato l’autrice Michela Zanarella, la pieces è nata da alcuni colloqui con il padre di Chiara e con gli amici della ragazza, nonché da articoli ed interviste che i diretti interessati hanno rilasciato ai giornali. La lettura drammatizzata ha visto, in ordine di apparizione, Maria Lo Moro, Chiara Pavoni, Marco Bersaglini, Matteo Pasquinelli, Michela Zanarella, con la Voce fuori campo e la regia a cura di Giuseppe Lorin e le musiche originali alla chitarra del Maestro Mauro Restivo.
Messo in scena in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, lo spettacolo, con grande sensibilità, ha avuto dunque il merito di portare alla pubblica attenzione non solo la dolorosa storia di Chiara, ma anche ulteriori questioni, di enorme complessità. Le quali, a loro volta, appaiono strettamente connesse alla sfera politica, poiché il fenomeno della violenza sulle donne ha ripercussioni evidenti sul piano sociale e sanitario. Ed è proprio portando ad esempio l’omicidio di Chiara Insidioso Monda che Italia dei Valori (IdV) ha promosso, negli stessi giorni, a Montecitorio una petizione che propone di introdurre modifiche al codice penale che non consentano, in casi simili, di avvalersi delle attenuanti e di sconti di pena, e prevedendo un'ulteriore aggravante generica quando il fatto è commesso contro il coniuge, nonché l'introduzione del delitto di violenza psicologica, come richiesto dalla Convenzione di Istanbul. È certamente un inizio, che, al di là di ogni appartenenza politica, appare ad oggi doveroso, per evitare che altre ragazze, come Chiara, possano trovarsi in futuro nella sua stessa condizione di ‘morte con respiro’.