Nel quartiere romano di Trastevere, alla via dei Fienaroli, lo studio di Sara Zanin, artista veneta ideatrice della ‘Banana peel concept’, si trasforma in un vero e proprio ‘salotto dell'arte’, centro per l'accoglienza e il confronto di nuove correnti artistiche, fucina feconda di idee e progetti che, siamo certi, non tarderanno a palesarsi
Lo scorso 6 maggio abbiamo assistito all'ennesimo ‘miracolo’ di una zona di Roma ridondante di cultura come Trastevere. Ecco così che, in via dei Fienaroli, lo studio di un'artista riservata all'intima fase della creazione, ha allargato la sua funzione primaria, trasformandosi in galleria: lo ‘Studio Buccia’ e non solo. L'artista in questione è Sara Zanin, proveniente dall'operoso Nordest veneto, nella fattispecie la nativa Conegliano (Tv). Sicuramente, la Zanin è artista di vaglio, come testimoniato dalle sue numerose esposizioni e, ancor più, dalle opere, espressione di un ‘figurativo’ fuori dagli schemi, dove la figura umana viene reinventata, destrutturata prima e ricomposta poi, in ossequio a un suo originalissimo modo di concepire l'arte, pienamente espresso dalla corrente di cui è l'ideatrice: la ‘Banana peel concept’. A prima vista, il nome della corrente potrebbe destare qualche perplessità e, magari, suscitare in qualche ingenuo un involontario sorriso. Ma il concetto che sottintende è estremamente serio e denota un'attenzione peculiare a quanto ci circonda. Con esso viene infatti individuata proprio nella ‘buccia’ "la testimonianza della presenza umana nelle strade", spogliando la banana della sua visione popolare – di solito associata al membro maschile - per esaltare ciò che resta, ovvero: "Un involucro che svela la parte ‘bestiale’ (tra virgolette) dell'essere umano e arriva fino all'etica", spiega la Zanin. Il ‘significante’ risiede proprio in questa parte del concetto: nella specificazione che ciò che resta di una banana non è solo uno scarto, un rifiuto nato dal semplice atto del nutrirsi, ma altresì un grido d'allarme, il tentativo di conservare la propria ‘bestialità’ di essere umano, la nostra parte animale. Essa, in definitiva, ci rende più complessi, in grado di attivare più compiutamente i sensi e, attraverso loro, di percepire nuove sfumature del mondo. La ‘buccia’ diventa, in questo modo, la vera incarnazione dell'eros, il recupero della ricerca della relazione e l'alterità come desiderio, un "salvarci attraverso l'erotica, l'unica sfuggente alla tecnica, per permetterci, ancora una volta, d'immaginare senza vedere". In piena sintonia con il proprio responsabile della comunicazione, Raffaele Marino, Art director di ‘Maxim Italia’ e consigliere per la comunicazione digitale del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci, l'artista ha pensato di trasformare il suo ‘studio-galleria’ in un ‘salotto dell'arte’. Un centro per l'accoglienza e il confronto di nuove correnti artistiche, fucina feconda d'idee e progetti che, ne siamo sicuri, non tarderanno a palesarsi.