Ancora una volta, il Teatro Trastevere si segnala per il suo ottimo ‘cartellone’ di stagione con una versione teatrale del capolavoro di Pier Paolo Pasolini, riadattato e diretto da Enrico Maria Carraro Moda e portato in scena nei giorni scorsi dall’associazione culturale ‘i Nani Nani’
Portare il neo-realismo di Pier Paolo Pasolini a teatro, men che mai a Roma, è equiparabile a un ‘salto nel vuoto’. Tanto amato quanto odiato dalla critica per ragioni molto diverse, la capitale d’Italia e i suoi abitanti di borgata sono lo sfondo, l’oggetto e il soggetto per cui l’artista polimorfo è rimasto nella nostra memoria. Ma ‘Accattone’ secondo Enrico Maria Carraro Moda non si discosta molto dalla sceneggiatura della pellicola del 1961. Spogliato di ogni parvenza cinematografica, l’intreccio sembra esser stato concepito direttamente per il teatro. Sul palco sono musica e luci a scandire e a strutturare il ritmo della narrazione. La scena è dilatata fino alla fine del corridoio che divide in due la platea del Teatro Trastevere, alla cui fine c’è un bidone di quelli neri, con una scritta fosforescente che indica il ‘Tevere’. Ad avere una forma luminosa ci sono anche il cibo e ‘la strada’, rappresentata da lunghe lampade sul pavé del palco. Insomma, i ‘concetti-chiave’ di ‘Accattone’ sono evidenziati. E risulta ragionevolissimo l’uso dello spazio, utilizzando tutti i possibili piani offerti dal palco, pur sacrificando la visibilità delle prime file. Il regista toglie lo schermo per far interagire ‘Accattone’ direttamente col pubblico, che va a sostituire a pieno titolo gli abitanti della periferia di Roma che hanno popolato il set del debutto cinematografico di Pasolini. La compagnia ‘Associazione culturale i Nani Nani’ propone quasi con aggressività una storia nota. Ma la dolcezza che restituisce il neorealismo del modello è totalmente asciugata dalla regia di Enrico Maria Carraro Moda. Si perpetra un realismo sessuale, che poco si cura del giudizio del pubblico, nella più totale distanza fisica. I personaggi risultano soli, abbandonati a se stessi, senza una benché minima speranza di provvidenziali aiuti. Emarginati nella condivisione di uno stesso luogo, le battute sembrano più rivolte al pubblico che tra loro, rendendo così semplice il lavoro interpretativo dello spettatore, servendogli nella performance l’ermeneutica di questo ‘Accattone’ assai più sincero del solito. Al contrario del romanziere friulano, che invece faceva emergere dolcemente e senza fretta, tra un fotogramma e l’altro, intenzioni e contesti. È in questa profonda divergenza che può avere inizio la restituzione di uno spettacolo praticamente inedito. Nell’astrattismo pop di Enrico Maria Carraro Moda c’è un crudo realismo che spoglia i personaggi di ogni edulcorante malafede. I fotogrammi sono telecomandati dagli attori, nonché accuratamente sottotitolati grazie a un’insegna luminosa sul fondo del palco. Le attese sono musicate, preparando lo spettatore alla fruizione della scena successiva, che sia il tappeto di 'dance elettronica' su cui cammina l’attenzione dello spettatore per entrare nel primo quadro, oppure il 'liscio ballabile' di quegli anni, su cui viene illustrata la vita di strada. ‘Accattone’ risulta, insomma, filtrato e asciugato dalla regia di Enrico Maria Carraro Moda da ogni accuratezza o intenzione sociologica, motivo per cui (e nonostante il quale) Pier Paolo Pasolini è entrato alla storia della letteratura, della poesia e del cinema. Resta la capacità di creare un forte impatto con un gusto estetico che non accetta compromessi: o lo si apprezza, oppure no. Senza mezzi termini.
NELLA FOTO QUI SOPRA: IL REGISTA E ATTORE ENRICO MARIA CARRARO MODA NEI PANNI DI ACCATTONE
AL CENTRO, DA SINISTRA: ENRICO MARIA CARRARO MODA, CHIARA MESCHINI E LORENZO GIROLAMI
IN ALTRO A DESTRA: LA LOCANDINA DELLO SPETTACOLO