Un musical ‘fanta-horror’ ricco di momenti coinvolgenti e convincenti, pienamente inserito in un alveo ‘non sense’ che diviene un inno collettivo alla gioia, alla libertà e alla vita
Ed ecco ancora una volta il Teatro Trastevere mettere a ‘segno’ uno dei suoi ‘coupe’ grazie a questa ‘Inaspettata morte di Maria la morta’, scritta e diretta da Stefano Romani, coadiuvato alla regia da Erika Manni, in scena sino al prossimo 20 dicembre 2015. Si tratta di una rappresentazione particolare, a mezza strada tra il musical e il ‘fanta-horror’, per i suoi evidenti richiami all’indimenticabile ‘Rocky Horror Picture Show’ e le continue e divertenti analogie ‘non sense’. Una serie continua di situazioni surreali, che riescono a trasmettere grandissima simpatia al pubblico in sala. Due regni cercano di unirsi attraverso un matrimonio dinastico tra una sorta di conte Drakula, sovrano del regno ‘di là’ e la giovane ‘Maria la morta’, figlia del re del regno ‘di qua’. Ma proprio nel giorno delle nozze, ‘Maria la morta’, inaspettatamente, muore, per cause che, ovviamente, non saranno mai appurate in tutta la rappresentazione, ma che divengono lo spunto per una serie infinita di gag, tormentoni e ‘perfomances’ musicali a dir poco irresistibili. Il re del regno ‘di là’, giunto per convolare a nozze in quanto mosso dalle proprie mire espansionistiche sulla ‘droga’ del mondo ‘di qua’, non intende arrendersi all’evidenza dei fatti ed è disposto ad ‘accasarsi’ anche con il cadavere della promessa sposa, oppure con sua sorella, un’improbabile sacerdotessa rimasta piuttosto scossa dai rituali religiosi, i quali la conducono a creare una serie infinita di ‘tormentoni’ continuativi e ‘sragionamenti’ vari. Il mondo ‘di qua’, in effetti, è proprio un regno strano: ognuno dei suoi abitanti possiede caratteristiche peculiari. Persino i due ‘delittologhi’, incaricati d’indagare sulle cause del decesso della principessa, incappano in una serie continua di equivoci che li ‘sviano’ dal loro obiettivo: quello di trovare un senso all’interno di un mondo che non ha più alcun senso, poiché ormai basato, appunto, sul ‘non senso’. Un matrimonio che, ormai, non può più essere celebrato; un funerale che non viene neanche organizzato; un modo ‘alternativo’ di difendere la propria individualità e la propria stessa esistenza rifiutando obblighi e doveri morali, per rinchiudersi in un ‘altrove’ composto unicamente da “spinelli e giornaletti”. I vari personaggi del regno ‘di qua’, alla fine della storia comprendono che il proprio ‘non luogo’ in realtà è un posto magnifico, che riesce a esorcizzare le sofferenze terrene e persino un evento tragico come la morte, la quale non viene svelata ‘miracolisticamente’ in quanto eccezione alla rassegnazione, bensì risulta concettualmente superata da un ‘qui e ora’ che crea assai meno danni rispetto al mondo cosiddetto ‘normale’. Numerose le ottime idee messe in scena dalla ‘doppia regia’: dall’apparizione di ‘Maria la morta’ tra i sogni notturni della sorella, alla quale la 'de cuius' tenta invano di spiegare la propria dipartita attraverso una ‘non lingua’, alle continue disquisizioni sul mondo dell’aldilà, che per gli abitanti del mondo ‘di qua’ sta anch’esso ‘di qua’. A parte l’originalissimo spunto dell’apparizione della ‘morta’, che solletica la consueta domanda intorno a un inconscio che ci porta a sognare i nostri cari scomparsi senza mai riuscire a comprendere quel che essi vorrebbero rivelarci, l’utopismo celato dalla rappresentazione segnala l’idea di un mondo che non solo desidera, ma addirittura pretende che anche i morti debbano esserci sempre, attraverso ricordi ripetitivi o apparizioni deliranti. Nessuno muore mai veramente, perché l’allegria, la spontaneità, la simpatia e persino le assurdità della nostra esistenza fungono da ‘antidoto’ quasi ‘fanciullesco’ che mantiene anime, corpi e persone sempre e comunque ‘di qua’. Un regno che si trasforma in una condizione mentale di autentica libertà e che, tutto sommato, non sente nemmeno il bisogno di espandersi per diventare il regno del ‘di qua e di là’. Tutto resta ‘di qua’, in quanto sovrastruttura idealistica di un’umanità che solo apparentemente viene interpretata secondo canoni materialistici o ‘epicurei’, ma che in realtà risulta animata da personaggi sempre al limite del proprio essere ‘borderline’, ostinatamente impegnati a camminare funambolicamente sul filo dell’immaginazione e dell’altrove pur di rifiutare la morte, non per sfuggirla, bensì per metterne in discussione l’esistenza stessa. Lo spettacolo concede a ciascun personaggio di mostrarsi con estrema sincerità: ognuno ha un proprio momento, in cui simpaticamente mette a nudo caratteristiche e contraddizioni. Ma ognuno di loro, preso singolarmente, si rende conto di non poter fare più di tanto per riuscire a dare una svolta alla propria esistenza: è la gioia dello stare tutti insieme ciò che rende il mondo, qualsiasi ‘tipo’ di mondo, un ‘non luogo’ meraviglioso, stravagante, divertente. Uno spettacolo originale e anticonformista, con eccellenti ‘momenti’ di musical coinvolgenti e convincenti.
INASPETTATA MORTE DI MARIA LA MORTA
di Stefano Romani - Regia Erika Manni e Stefano Romani
Con: Francesca Baragli, Erika Manni, Antonio Messina, Edoardo Ciufoletti, Vania Lai, Massimo De Giorgio, Marco Zordan
Associazione culturale Teatro Pantegano
Teatro Trastevere - Via Jacopa de' Sette Soli 3 - Roma
dal 9 al 20 dicembre 2015